Iphone petomane

Geniale. Non c'è altro da dire. Pull My Finger, prodotto da Air-O-Matic e acquistabile per soli 99 miseri centesimi, permette al proprio Iphone di scoreggiare come un ossesso. E basta.


La genialità si coglie immediatamente dal nome dell'applicazione stessa. E poi, ragazzi... L'hanno pensata proprio bene. 18 tonalità diverse, vibrazione incorporata, possibilità di prolungare il peto quanto si vuole. Che classe. Ci credo, che ha raggiunto la Top50 delle applicazioni più vendute...

Fortuna che non ho preso l'Iphone... Altrimenti ci passerei le giornate.

Vin Brulet

Martedì sera sono rimasto a dormire in Terra Straniera per evitare eventuali ritardi del treno alla mattina (il giorno seguente avevo la prova pratica dell'esame di stato alle 9.00. PS: sono INGEGNERE! Bevete alla mia salute). Per ingannare l'attesa e per stemperare la (mia) tensione, io e il buon glayer ci siamo riscaldati con un buon bicchierozzo di vin brulet. E chissenefrega se ce lo siamo tracannati nel bicchiere della Coca Cola


Per fare il verso alle ricette di Giorgio, ecco che stasera propongo la preparazione classica del vin brulet. Non sarà una ricetta puramente veneta... Ma posso garantire che, almeno dalle mie parti, viene consumato in quantità industriali per tutto l'inverno. Niente che richieda grosse abilità in cucina, comunque.
Fondamentale il vino. Deve essere rosso (ma và? ASD) e robusto. Più è corposo il rosso, meglio è. Noi siamo andati sul sicuro con un'ottima bottiglia di merlot.
Per ogni n litri di vino, avete bisogno di n arance, n limoni, 100n grammi di zucchero, 4n chiodi di garofano e 2n stecche di cannella. Tutta robetta recuperabile al supermercato. 
Grattuggiate la scorza dell'arancia (supponiamo n=1 per semplicità) e del limone. Non andate ad intaccare il "bianco" del frutto. Potete tranquillamente spellare le scorze in pezzi più grandicelli se non le volete grattuggiare, tanto dovrete comunque filtrare il tutto.


Versate il vino in una pentola NON aderente, aggiungete lo zucchero, la cannella, i chiodi di garofano e le scorze. Miscelate il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo (o quasi :-) ). Portate ad ebollizione il tutto a fuoco vivo (Occhio a non esagerare però, o rischiate di bruciare il composto sui bordi della pentola... Provato) e lasciatelo bollire per due tre minuti. 
A questo punto, l'unico passo impegnativo: con un cerino, un accendino, o qualsiasi oggetto in combustione (noi ci siamo arrangiati con un fazzoletto di carta...) bruciate i vapori dell'alcol. Fondamentale non saltare questo passo... Sorvoliamo sullo spreco.

Non sono riuscito a beccare il momento giusto della bruciatura...

Bene! Lasciate riposare il tutto per un minutino, filtrate i "tochi grosi" e servite/consumate il prima possibile. Più caldo è il vin brulet, più ve lo godete.

Prosit!

Ci pensa Maroni, IP unico per tutti

Premio Mongolino d'oro del mese, se lo merita il nostro Ministro dell'Interno Roberto Maroni. Il quale, dall'alto della sua competenza informatica, si è svegliato uno di questi giorni con un'illuminazione fulminante: per combattere il terrorismo tecnologico, ci vuole il numero ("numero"?!?) IP UNICO per ogni utente. 
Certo come no. Io mi domando: come ho fatto a non pensarci prima.
Questa perla raggiunge e annienta quella che Berlusconi ci aveva propinato poco tempo fa ("Internet va regolamentata", talmente ingenua e vuota da apparirmi degna di pietà). Questa mi ha lasciato a bocca aperta. Nella sua stupidità, è terribilmente bella.
Non ho capito, prima di tutto, come un IP possa venire associato ad un utente. Se lo porta in giro? Mica è un cane. Ma evitiamo di sparare sulla croce rossa e proviamo a capire cosa vuole il nostro eroe. Presumo, e non sono l'unico, che "IP unico" stia per IP statico e pubblico per ogni nodo con connettività Internet. Bene! Andiamo sempre meglio. 
Chi lo spiega al nostro amato ministro che gli indirizzi ipv4, quelli a 32 bit utilizzati a tutt'oggi, non sono sufficienti per tutti i calcolatori esistenti al mondo che possono accedere a Internet? E i moduli NAT/NAPT, che oggigiorno permettono l'accesso alla Rete con IP privati (grosso modo, evitiamo discussioni troppo tecniche), dove li mettiamo? Avrei una risposta, ma il decoro mi blocca. E il DCHP? Via anche quello. Non serve più se usiamo IP statici... 

Il ministro Roberto Maroni.

Quello che mi inquieta forte è quanto ha dichiarato in seguito lo stesso Maroni: "stiamo lavorando con i gestori per la realizzazione del numero IP unico per ogni utente della rete". OH My God! Ma gli ISP (presumo che Maroni intenda loro, con "gestori della rete"...) si vogliono suicidare? Se loro dicono che "IP statico" deve essere, io sono Maga Magò. Fastweb, poi, basato completamente su NAT... Me li vedo, che buttano alle ortiche tutta la loro infrastruttura. Senza contare, poi, che è già possibile al giorno d'oggi rintracciare un utente, anche senza IP univoco. Altrimenti, i pedofili non avrebbero preoccupazioni.
Comunque è molto interessante come la politica italiana abbia una paura matta delle tecnologie informatiche... Ma si sa, si ha paura di ciò che non si conosce (o che non si può comprendere). 
Sinceramente, anche se so che chi propone soluzioni di questo tipo è un incompetente nato, io mi sento osservato lo stesso. Cosa succederà quando andrà al potere qualcuno con una briciola di preparazione, e le stesse idee malsane? Spero proprio che la padronanza in campo informatico porti anche un minimo di buonsenso.

Scorpions e la censura

A quanto pare, Berlusconi ("Internet va regolamentata") non è l'unico ad avere poco chiaro come funziona e come è strutturata la rete. In questi giorni è stata censurata la pagina della wikipedia inglese dedicata agli Scorpions
A quanto pare, infatti, l'IWF (Internet Watch Fundation) ha messo in dubbio la legalità della cover di Virgin Killer, quarto studio album dei nostri, in quanto potrebbe istigare alla pedopornografia. Allego l'immagine.


Effettivamente, l'immagine è decisamente forte. Non discuto di questo: anche a suo tempo, gli Scorpions, da sempre provocanti e irriverenti, sono stati costretti a ristampare il disco con una copertina alternativa. (orrenda). Ma ragazzi... Mi aspettavo di più da una società che di Internet e legalità dovrebbe saperne qualcosa. 
La copertina è del 1976. 1976! Questo album ha 32 anni. Gli Scorpions sono stati la più grande realtà hard&heavy di tutta l'Europa (hard&heavy, non heavy metal come ha sottolineato l'ignorantissima stampa italiana). Hanno venduto più di 75 milioni di dischi e ne saranno stati scaricati illegalmente altrettanti, se non di più. E le cover dei loro album sono conosciute (anche se per la loro irriverenza) al pari dei loro più grandi successi (chi pensa di non aver mai sentito una canzone degli Scorpions, si rinfreschi la memoria con un paio di video, Rock You Like A Hurricane e Wind of Change vanno più che bene). 
E dopo 32 anni ci accorgiamo che la cover di uno dei loro album più famosi è illegale?!? Mah, sono scettico... Soprattutto se penso che questa copertina comparirà in qualsiasi enciclopedia del rock. E poi, basta fare un esperimento. Cercate su Google Images "Scorpions - Virgin Killer". Beh dai, per fortuna la quinta immagine è censurata... E LE ALTRE? 
Non confondetemi con i rifiuti umani che la pedopornografia la stimolano e la incoraggiano... Semplicemente, sono fermamente convinto che questa vada combattuta con altri mezzi. Censurare gli Scorpions è ridicolo.

Un tè da pazzi

«[...] "C'erano una volta tre sorelline", cominciò il Ghiro in tutta fretta "che si chiamavano Elsi, Tilli e Luisa e vivevano in fondo a un pozzo...". 
"E che cosa mangiavano?" domandò Alice, la quale era sempre molto interessata a questo problema.
"Mangiavano melassa" rispose il Ghiro, dopo aver esitato un po'.
"Ma non potevano!" esclamò pronta Alice, sforzandosi però d'essere gentile. "Si sarebbero ammalate". 
"Infatti lo erano" disse il Ghiro. "Erano MOLTO ammalate".
Alice provò allora a immaginare come le tre sorelline potessero vivere in un modo tanto insolito. Però non riusciva a immaginarselo e finì per confondersi. Alla fine dovette domandare di nuovo:
"Ma perché abitavano in fondo a un pozzo?"
"Prendi un altro po' di tè" disse ad Alice la Lepre Marzolina, con un tono molto premuroso.
"Non ne ho ancora avuto" rispose lei offesa. "Perciò non posso prenderne un altro pò".
"Vorrai dire che non puoi prenderne DI MENO" disse il Cappellaio. "Ma prenderne PIU' di niente è molto facile".
"Nessuno ha chiesto la TUA opinione" rispose Alice.
"Chi è adesso che fa appunti alle persone?" disse il Cappellaio, con aria di trionfo.
Alice non seppe come rispondere e pensò che avrebbe fatto meglio a versarsi del tè e a prendere un po' di pane e burro. Poi si rivolse al Ghiro e ripeté la sua domanda:
"Perché abitavano in fondo a un pozzo?"
Prima di rispondere, il Ghiro lasciò passare ancora qualche secondo per pensarci su, poi disse:
"Era un pozzo di melassa".
"Ma se non ne esistono!" osservò Alice arrabbiata.
Allora il Cappellaio e la Lepre le fecero "Ssst! Ssst!" e il Ghiro disse con aria seccata: "Se non sai essere civile sarà meglio che la storia te la finisci da sola!" "No, ti prego, continua" disse Alice. "Non voglio più interromperti. Ammettiamo che ne esista UNO".
"Altro che uno!" esclamò il Ghiro indignato. Poi continuò: "Queste tre sorelline... impararono a tirar fuori..."
"Che cosa?" disse Alice, che aveva già dimenticato la promessa.
"La melassa" disse il Ghiro. E questa volta non ebbe esitazioni.


[...] Alice non desiderava offendere di nuovo il Ghiro e perciò riprese molto cautamente: "Non ho capito bene. Da dove tiravano fuori la melassa?" 
"Se da un pozzo d'acqua si tira fuori l'acqua", disse il Cappellaio "è chiaro che da un pozzo di melassa si tira fuori la melassa - eh, stupida?"
"Ma erano DENTRO al pozzo!" disse Alice rivolta al Ghiro e facendo finta di non aver udito l'insulto del Cappellaio.
"Certo che c'erano, e ci stavano bene" disse il Ghiro.
Questa risposta confuse tanto la povera Alice, che lasciò il Ghiro continuare il suo racconto senza altre interruzioni da parte sua.
"Imparavano a tirar fuori", continuò il Ghiro, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, perché aveva molto sonno, "e tiravano fuori cose d'ogni genere... tutte cose che cominciano per M..." "Perché quelle che cominciano per M...?" domandò Alice.
"E perché no?" disse la Lepre.

Alice restò zitta. [...]»

da Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (1865), cap. 7, L. Carroll.

Filtrini alla Fiera di Sant'Andrea

Sabato sono andato a prendere una scarica di pioggia e di freddo alla Fiera di Sant'Andrea di Portogruaro. Conseguenza, sono stato male per tutta la domenica e per parte della giornata odierna. Certo, certo, quella dozzina di bicchieri di vino alla sera non hanno aiutato... Ma stiamo divagando.
Tanta pioggia tanto freddo, equivalgono a poca gente che rompe le balle mentre scatti foto. Ho quindi avuto modo di provare con calma i filtri che mi sono da poco arrivati a casuccia. Nella zona mulini mi sono dilettato, in particolare, con il filtro ND. Ecco il risultato.


Non è la foto più bella del mondo, ma sono contento per il semplice motivo che l'ho scattata io... :-) Come primo tentativo son soddisfatto.

Cani contro gatti?

Chi ha detto che cani e gatti non possono andare d'accordo? Fragola, la mia gattona, potrebbe dissentire.

Idealismo vs. Realismo

«[...] Il martedì, X, tornando a casa per un sentiero deserto, perde nove monete di rame. Il giovedì, Y trova sul sentiero quattro monete, un poco arrugginite per la pioggia del mercoledì. Il venerdì, Z scopre tre monete sullo stesso sentiero e lo stesso venerdì, di mattina, X ne ritrova due sulla soglia di casa sua. Da questa storia l'eresiarca pretendeva dedurre la realtà - cioè la continuità - delle nove monete recuperate.
E' assurdo (affermava) immaginare che quattro delle monete non siano esistite dal martedì al giovedì, tre dal martedì al venerdì pomeriggio, e due dal martedì al venerdì mattina. E' logico pensare che esse siano esistite - anche se in un certo modo segreto, di comprensione vietata agli uomini - in tutti i momenti di questi tre periodi.
Il linguaggio di Tlön si prestava male alla formulazione di questo paradosso; i più non lo compresero. I difensori del senso comune si limitarono, al principio, a negare la veracità della storia. Ripeterono che si trattava di un inganno verbale, fondato sull'impiego temerario di due voci neologiche, non consacrate dall'uso ed estranee ad ogni pensare severo: i verbi trovare e perdere, che comportavano, qui, una petizione di principio, poiché supponevano l'identità delle prime nove monete e delle seconde. Rammentarono che ogni sostantivo (uomo, moneta, giovedì, mercoledì, pioggia) non ha che un valore metaforico. Denunciarono la perfida circostanza di quell'"un poco arrugginite per la pioggia del mercoledì", che presuppone ciò che si tratta di dimostrare: la persistenza delle quattro monete tra il martedì e il giovedì. Osservarono che altro è uguaglianza, altro identità; e prospettarono, in guisa di reductio ad absurdum, il caso ipotetico di nove uomini che in nove notti successive provano un vivo dolore. Non sarebbe assurdo - chiesero - pretendere che questo dolore sia lo stesso? Aggiunsero che l'eresiarca era stato mosso unicamente dal proposito blasfemo di attribuire la divina categoria dell'essere ad alcune semplici monete; e rilevarono che colui a volte negava la pluralità, altre no. Se l'uguaglianza comporta identità - argomentarono - bisognerebbe anche ammettere che le nove monete sono una moneta sola.


Incredibilmente, questi argomenti non riuscirono a una confutazione definitiva. A cento anni dall'enunciazione del problema, un pensatore non meno brillante dell'eresiarca, ma di tradizione ortodossa, formulò un'ipotesi molto audace. Secondo questa felice congettura, v'è un solo soggetto: questo soggetto indivisibile è ciascuno degli esseri dell'universo, i quali sono organi e maschere della divinità. X è Y ed è Z. Z scopre tre monete perché ricorda che X le ha perdute; X ne trova due sulla soglia perché ricorda che le altre sono state recuperate... [...]»

Da Tlön, Uqbar, Orbis Tertius, in Finzioni (1944), J. L. Borges.

Dio su Facebook

Poco da fare: Facebook è una droga. E alcuni dovrebbero proprio farsi vedere da un falegname decente per farsi piallare per bene la testa (fortuna che io ne ho uno in casa), prima di usarlo. Ecco l'ultima genialata di un ignoto utente...


Non sono riuscito a trovarlo ancora, ma è ovvio che se mai lo troverò, gli inoltrerò una richiesta d'amicizia...

La sorella birichina

Oggi vi propongo un bellissimo tema di un (ormai ex) bambino veneto, periodo elementari. Ecco cosa succede a voler inculcare le lingue straniere...

Phoenix Tattoo

Date le varie richieste che mi sono giunte da più parti, e a più riprese, posto in questa sede la foto del tatuaggio che ho fatto martedì scorso.


O meglio: il tatuaggio che mi son fatto fare. Sono andato dal buon Filippo, molto famoso nell'ambiente; consiglio a tutti coloro che hanno intenzione di farsi un tattoo di andare da lui perché è estremamente bravo (è richiesto anche all'estero, mi dicono voci di corridoio). In effetti si è dimostrato all'altezza della propria fama: ha semplificato quanto basta il modello originale, che riporto qua sotto, per farmelo della dimensione voluta; ha aggiunto un pò di sfumature nei punti giusti; ha allungato leggermente la coda della fenice (si, è una fenice, non un dindiàt o pitòn o qualsiasi roba ve vien in mente) per renderlo meno squadrettoso.


Si lo so, il disegno originale è molto più carino... Ma è anche molto più particolareggiato; avrei dovuto farmelo tatuare su tutta la schiena. Non mi pareva il caso, visto che è il primo. A proposito, ho già trovato un interessante candidato per il secondo...

PS: Per due settimane devo tenerlo bello morbido con una crema utilizzata per lenire le irritazioni da pannolino e quelle della pelle del seno. Alla faccia dello stereotipo del tatuaggiato sporco grezzo e cattivo...

Guns 'n' Roses - Chinese Democracy (2008)

Che bello! La mia prima recensione/stroncatura! Mica si può sempre elogiare il panorama musicale... Questo autunno è stato caratterizzato dal ritorno discografico di alcuni mostri sacri del rock/metal noti a livello mondiale. Ma se per AC/DC e Metallica le aspettative non sono state deluse, non si può dire lo stesso per i Guns 'n' Roses. Sì, perché ormai gli artisti dovrebbero averlo capito: più sei conosciuto su larga scala, meno i cambiamenti sono accetti. Lo hanno capito gli AC/DC, che da trent'anni ri-registrano lo stesso album trito e ritrito cambiando la copertina (ma chi dà loro torto? Sarà sempre la stessa minestra, ma è una figata...); lo hanno capito (in ritardo) i Metallica, che hanno ripescato varie soluzioni "old school", realizzando il loro disco migliore dai tempi del Black Album. 


Dai Guns 'n' Roses, analogamente, ti aspetti un altro Appetite For Destruction, c'è poco da dire. E' vero: non c'è più Slash, anzi non ci sono più i GNR, è rimasto solo Axl. Ma dopo l'attenzione smodata che è stata rivolta a 'sto come-back, i milioni di dollari (!!) spesi per la realizzazione, gli anni di attesa, le polemiche sui demo pirata che da due anni compaiono come funghi nella rete... Qualche speranza la coltivi. E invece scopri che una delle più grandi leggende dell'hard rock (o meglio, come già detto, una band che ne ha ereditato il nome e il cantante...) ti propina un dischetto di poco più di 50 minuti - troppi! - che lascia l'amaro in bocca, un rockettino che vuole essere moderno ma che alla fine fa solo rimpiangere i tempi d'oro. Nulla da dire sulla voce di Axl, inconfondibile come sempre, anzi oserei dire quasi ai livelli dei tempi d'oro. La band è tecnicamente preparatissima (ci mancherebbe solo che si fosse circondato di incompetenti). Unica song degna di nota: Oh My God, divertente ed elettrica. Ma per il resto, se tua nonna avesse imbracciato una chitarra, avrebbe smosso più culetti.  Della band di un tempo é rimasto ben poco. Intendiamoci, l'album è anche carino; alcune songs sono molto interessanti (If The World, Rhiad and the Bedouins), e le ascolti volentieri... ma quando ti cade l'occhio sulla copertina (valida!) e leggi il nome della band... Non va giù.
A coloro che come me speravano nel ritorno della band di 20 anni fa: questo album lo userete al massimo come sottobicchiere. Andate al mercatone che costano meno. Per tutti gli altri: ascoltatelo pure, magari il nuovo corso dei GNR potrebbe piacervi. Auguri.

Tracklist

1. Better (5:12)
2. Chinese Democracy (5:00)
3. IRS (4:41)
4. Madagascar (5:52)
5. Rhiad And The Bedouins (3:46)
6. This I Love (6:24)
7. If The World (4:59)
8. The Blues (4:53)
9. There Was A Time (6:50)
10. Catcher In The Rye (5:40)
11. Oh My God (3:40)
12. Silkworms (3:27)

Line Up

Axl Rose – lead vocals 
Dizzy Reed – keyboards, piano, percussion, backing vocals 
Robin Finck – lead guitar, backing vocals 
Tommy Stinson – bass guitar, backing vocals 
Chris Pitman – synthesizer, programming 
Bryan Mantia – drums, percussion 
Richard Fortus – rhythm guitar, backing vocals 
Bumblefoot – lead guitar 
Frank Ferrer – drums, percussion

Classificazione delle ragazze

Molte volte imputo agli eccessivi birra e vino in corpo le numerose cazzate che emergono quando discuto con i miei amici. In realtà, le migliori sono uscite in momenti di estrema lucidità (e questo penso dovrebbe preoccuparmi), come quella che mi appresto ad esporre. Qualche tempo fa, parlando di ragazze (strano) siamo riusciti a stilare una interessante lista di categorie "animalistiche", per così dire, nelle quali inserire ciascuna donzella. La riporto qui per intero (spero: avvisatemi se manca qualche punto, e anche se vi viene in mente qualche altro possibile elemento faunistico...).

Porcellina. Ragazza bassa, leggermente in carne, quel tanto che basta per attizzare ancora di più il malcapitato. Solitamente è bionda e ha gli occhi chiari.
Tartarughina. Co te a rabalta coe sate par aria, l'è ciavada (Quando ha le zampe rivolte verso il cielo, è fottuta). Di solito ci si riferisce a quel genere di ragazza estremamente attraente proprio per la sua innocenza (presunta). Per dirla con le parole di Medrano: Oci dolsi e soriseto che te toca stare chieto, ma se te ciapo mi te volto via come un calseto. (Occhi dolci e sorrisetto che sei costretto a darti una calmata, ma se io riesco ad avvicinarti, ti rigiro come un calzino).
Vacca. Eh va beh, qui c'è poco da dire... 
Sardea (sardina). Cavaghe el ciaf, el resto l'è bon. (Tolta la testa, il resto è ok). Questa è un classico...
Cavalla. Ragazza molto alta, di solito porta una coda. Riconoscibile spesso grazie allo stivale di pelle.
Mamudro. Non è propriamente un animale reale, appartiene al  nostro personalissimo bestiario immaginario. Comunque se non ricordo male il mamudro ha 3 o 5 gambe, quindi è facile immaginare come il maschio consideri questo tipo di ragazza...
Oca. Anche qua è chiaro, sotto questa categoria vanno tutte le ragazze che hanno quella vocina fastidiosa che fa accapponare la pelle...

Tra i nostri più grandi meriti spicca l'essere riusciti a inculcare in una ragazza (di cui non faccio il nome per non offendere la sua privacy, comunque è Giulia) l'intera classificazione. Ella si è dimostrata talmente entusiasta della cosa, che non ha saputo resistere alla tentazione di illustrarla a sua volta alle proprie compagne di corso, bruciandoci così ogni possibilità di pastura nel momento in cui ce le ha presentate ("si... questi sono quelli che hanno inventato la classificazione delle ragazze..."). Ce la siamo proprio cercata.

Ma stiamo divagando. In questa sede voglio proporre l'inserimento di una nuova categoria: i ruminanti. Odio le ragazze che masticano chewing-gum con la bocca aperta e non penso di essere l'unico. Anch'io consumo molti pacchetti di gomme al mese, ma almeno lo faccio senza mostrare al mondo il movimento plastico della mia lingua.

Il genere di ragazza che infastidisce Ale.

Mi direte: tra la categoria dei ruminanti e delle vacche potrebbe esserci sovrapposizione. E io replico: condizione necessaria per essere vacca è essere ruminante, condizione sufficiente per essere ruminante è essere vacca... Sbaglio?

Death Metal per ridere

Il Death Metal é uno dei generi musicali più violenti che esistono, sia nei temi trattati, che nell'approccio strumentale. Ma qualche volta può essere anche divertente. E' il caso dei Ten Masked Men, gruppo britannico specializzatosi in cover di brani pop et similia. Riporto un video di esempio, ma giocando un pò con Youtube se ne trovano molti altri (Livin' La Vida Loca di Ricky Martin, che non posso embeddare qua, ad esempio).

Sex Bomb - Tom Jones cover



Carina anche la voce di Nonciclopedia riguardo il Death Metal.

Edguy - Tinnitus Sanctus (2008)

Basta ricordare i video di Superheroes e di Lavatory Love Machine per capire di che pasta sono fatti gli Edguy. Caso più unico che raro nel panorama metal. Per così dire: chi ancora immagina il metallaro brutto, sporco e cattivo, vedendo e ascoltando il gruppo tedesco rimarrebbe profondamente deluso. Al massimo ti immagini un cappellone che insegue farfalle in un prato fiorito in una giornata di sole. 


Sì, perché il gusto per la melodia di Tobias Sammet e soci è innegabile; ad ogni nuovo platter, lo stereo di casa sommerge l'ascoltatore di tonnellate di zucchero che hanno fatto storcere il naso a legioni di true defender del metallo, e che hanno conferito ad Edguy e simili (mi sovvengono alla memoria gli altrettanti ottimi e mielosi Freedom Call, ma ce ne sono in giro...) l'etichetta polemica di Happy Metal. Per non parlare poi della componente scenografica del combo; il buon vecchio Tobias è tra i pochi che hanno il coraggio di abbinare finte pellicce di ermellino con occhialoni di plastica rosa, e di farlo davanti a migliaia di quei brutti, sporchi e cattivi metalloni di cui si parlava sopra.
Eppure non riesco a non ascoltarli. Sarò anche fighetto e poco true nello spaziare dal Death/Black all'Happy Metal... Ma salto sulla sedia ogni volta in cui gli Edguy sputano fuori un nuovo disco. E' anche il caso del nuovo Tinnitus Sanctus, con il quale gli Edguy confermano il loro sound inconfondibile a cavallo tra Power Metal (i powerelli più puri impazziranno per The Pride of Creation) e Hard Rock melodico da classifica (Nine Lives, intrisa delle tastierino che tanto mi piacciono). Ma tutto l'album è su livelli estremamente alti, come da tradizione Edguy. Menzioni particolari: l'opener Ministry of Saints (qui c'è il video, ma è poco tamarro! Però c'è una bella bistecca generica), che alterna un riffone semplicissimo ma coinvolgente ad un ritornello da stadio; la semi-ballad Thorn Without A Rose, da cantare ancora una volta a pieni polmoni; la cavalcata Wake Up Dreaming Black, da headbanging sfrenato (per chi si accontenta di farlo con gli Edguy) e la minisuite Speedhoven, pomposa e orecchiabile, caratterizzata già nel titolo dalla poca serietà con cui gli stessi tedeschi si prendono. Ciliegina sulla torta, la bonus track Aren't You A Little Pervert Too, un'improbabile digressione nel country che lascia l'ascoltatore con il sorriso sulle labbra, degna conclusione per un album di una band pagliaccia come poche. Bravi Edguy! Aspettiamo un nuovo video cazzone...

Tracklist

1) Ministry of Saints
2) Sex Fire religion
3) The Pride of Creation
4) Nine Lives
5) Wake Up Dreaming Black
6) Dragonfly
7) Thorn Without A Rose
8) 9-2-9
9) SpeedHoven
10) Dead or Rock
11) Aren't You a Little Pervert Too? (Bonus Track)

Line Up

Tobias Sammet - Vocals, keyboards
Jens Ludwig - Guitars
Dirk Sauer - Guitars
Tobias Exxel - Bass
Felix Bohnke - Drums

Un nuovo photo geek

Domenica pomeriggio io, Giorgio, Eric, Lorena, Andrea e Sarah abbiamo onorato San Martino andando a vino sul Collio, più precisamente a Rosazzo
Ovviamente, ogni fotografo (o presunto tale) ha portato la propria fidata reflex, ed Eric ne ha approfittato per  proporre una improbabile gara. Ad ogni modo, il sopraccitato si è gasato a tal punto per un proprio scatto (con me come soggetto), che mi ha chiesto di postarlo in questa sede. Obbedisco, anche se io preferisco la faccia pagliaccia che ho sfoggiato qui :-)


Molto carine le cantine storiche dell'abbazia di Rosazzo. Per quanto mi riguarda, ne ho approfittato per comprare una bottiglia di Picolit, visto che l'idea mi girava in testa già da un pò. E me lo ciuccerò da solo alla faccia vostra. Il Picolit, eh...

Macro Experiments

Ieri pomeriggio ho allegramente sguazzato nel fango del giardino di casa mia per provare, senza impegno e senza ritegno, l'obiettivo macro che mi ha prestato Eric. Ecco i risultati (avrei voluto fotografare anche la tuta infangata, ma mi son pensato troppo tardi). 



Tenete a mente che non penso proprio di aver capito fino in fondo come usarlo...

Un'ora di vita

Continuiamo la serie poesie. Giusto per rimanere in tema con l'atmosfera amoroooosa del Cantico dei Cantici, oggi pubblico per parcondicio uno stupendo componimento di un poeta musulmano, Ibn Hazm, vissuto in Spagna a cavallo dell'anno Mille. Cosa volete, mica riesco sempre ad essere così cinico.

Molti mi hanno chiesto quanti anni avessi,
vedendo le tempie e le guance canute:
"Un'ora" rispondevo, "null'altro considero
la vita, con razionale giudizio".

E mi dicevano: "Come, spiegati meglio,
mi dai la più strana delle notizie".


E io: "A colei cui è devoto il mio cuore
diedi, un giorno, un bacio, malgrado il pericolo
e davvero, seppure a lungo vivessi,
solo quell'attimo considero vita".

(Ibn Hazm)

Pancia scoperta

Io ammiro dal più profondo le ragazze che se ne vanno in giro con la pancia scoperta. Perché non lo fanno solo d'estate. La pancia scoperta é uno stile di vita: non importa il caldo o il freddo. E allora ecco che in qualsiasi posto frequentato da ragazze, in qualsiasi momento della giornata, con qualsiasi condizione meteorologica... Ne trovi sempre una con l'ombelico di fuori. Anche in inverno. Sinceramente, tanto di cappello (e nei casi più apprezzabili, cambiamo pure la o finale con una grassa a): al di là della superficiale constatazione se il soggetto se lo possa permettere o meno... Ci vuole coraggio. Io in quelle condizioni mi becco il cagotto fulminante per tre giorni, quando va bene. Come direbbe una mamma veneta: vèstate, che te ciapa el snàro.
In una serata tra amici, tanti anni fa, enunciammo un'ormai famosa teoria scientifica (nel senso popperiano del termine, falsificabile e corroborata dall'esperienza): "Dentro al TNT (famosa discoteca tabozza del Veneto Orientale...) qualunque cosa tu indossi, é sempre presente almeno un elemento/a che é vestito peggio di te." A quanto pare, tale teorema potrebbe essere tranquillamente esteso anche all'ambito "pance scoperte/vita bassa". Certe esagerazioni riescono ancora a stupirmi. Un vedo- non vedo di gran classe.


Ma chi va in giro conciata in questa maniera? Ok, hai un bel fisico, lo abbiamo capito... Anche troppo! In questo caso mi tocca proprio dirlo: se ti succede qualcosa, te lo sei cercato, almeno in minima parte. Che poi, detta tra noi, quella roba lì fa anche male alle coronarie se te la trovi davanti all'improvviso.

La soddisfazione suprema

Ambrose Bierce, scrittore americano di fine Ottocento, sosteneva che "la soddisfazione è quella sensazione piacevole suscitata dalla contemplazione delle miserie altrui". Quanto non aveva ragione... Le sue parole mi sono ritornate in mente dopo aver contemplato questo.


Ragazzi... Mandare un fax in quel water non è una soddisfazione: è LA soddisfazione. Il mio scopo nella vita non é più annettere San Marino all'Italia. E' trovare 'sto cesso e usarlo, di gusto.

Il re e i due labirinti

«Narrano gli uomini di fede (ma Allah sa di più) che nei tempi antichi ci fu un re delle isole di Babilonia che riunì i suoi architetti e i suoi maghi e comandò loro di costruire un labirinto tanto involuto e arduo che gli uomini prudenti non si avventuravano a entrarvi, e chi vi entrava si perdeva. Quella costruzione era uno scandalo, perché la confusione e la meraviglia sono operazioni proprie di Dio e non degli uomini. Passando il tempo, venne alla sua corte un re degli arabi, e il re di Babilonia (per burlarsi della semplicità del suo ospite) lo fece penetrare nel labirinto, dove vagò offeso e confuso fino al crepuscolo. Allora implorò il soccorso divino e trovò la porta. Le sue labbra non proferirono alcun lamento, ma disse al re di Babilonia ch'egli in Arabia aveva un labirinto migliore e che, a Dio piacendo, gliel'avrebbe fatto conoscere un giorno.
Poi fece ritorno in Arabia, riunì i suoi capitani e guerrieri e devastò il regno di Babilonia con sì buona fortuna che rase al suolo i suoi castelli, sgominò i suoi uomini e fece prigioniero lo stesso re. Lo legò su un veloce cammello e lo portò nel deserto.


Andarono tre giorni, e gli disse: "Oh, re del tempo e sostanza e cifra del secolo! In Babilonia mi volesti perdere in un labirinto di bronzo con molte scale, porte e muri; ora l'Onnipotente ha voluto ch'io ti mostrassi il mio dove non ci sono scale da salire, né porte da forzare, né faticosi corridoi da percorrere, né muri che ti vietano il passo." Poi gli sciolse i legami e lo abbandonò in mezzo al deserto, dove quegli morì di fame e di sete. La gloria sia con Colui che non muore.»

Il Re e i Due Labirinti, da L'Aleph (1944), J. L. Borges.

Weekend Horror

Eccoci qua, di ritorno dalla Romagna, pronti per stroncare di brutto l'iniziativa Weekend Horror. Si, perché di orrorifico ho visto solo l'organizzazione del fine settimana. Personalmente, ho avuto più paura prima di sostenere l'esame per l'idoneità di inglese, il che dovrebbe dirla lunga. Avrei dovuto vestirmi con un tutù per tutto il weekend, per dare qualche brivido ai 30 partecipanti. 
Fortunatamente, tra cambi improvvisi di programma, variazioni (seppur basse) sul totale da pagare, Garbagildi di ogni sorta e decisioni prese all'ultimo momento senza chiedere l'opinione di quelli che i soldini li hanno messi, qualche momento di luce c'é stato. Anzi, a dir la verità il weekend é stato anche piacevole; ma solo grazie a fattori che dovrebbero essere esterni al tema. In primo luogo: la compagnia. Ho riso come ride un cammello alle barzellette sui dromedari... Ma potevo divertirmi allo stesso modo con un giro di telefonate e una serata a Prà Grande. Secondo: il cibo. E' proprio vero che in Italia (ehm) si mangia bene in qualsiasi posto si finisca. Per non parlare del vino: il Sangiovese é una benedizione divina. E tanto per non sbagliarsi, memori della nostra natura veneta, ci siamo fatti subito riconoscere. Alla terza bottiglia seccata in cinque minuti (all'antipasto o poco dopo) la cameriera ci ha chiesto se i nostri bicchieri fossero bucati. E l'osteria dei miracoli... che spettacolo. Terzo: le location visitate. La Romagna é una terra ricca di tesori artistici/culturali, e ce ne siamo ben resi conto, visitando Mondaino, Onferno, Montebello e Sassocorvaro.


Visualizzazione ingrandita della mappa

A questo punto, tanto vale cambiare il nome del Weekend Horror in Weekend Eno-Gastronomico, visto che anche il Professore, figura pompata a dismisura come testimone diretto delle manifestazioni soprannaturali della rocca di Mondaino, ha approfittato dell'occasione per rifilarci il suo Formaggio di Fossa che fa sotto casa. Buono, per carità, ma di fantasmi nemmeno l'ombra. (Battutona: non c'era nemmeno il Fantasma Formaggino, buahuahauhz). Come nel resto del weekend, d'altronde, se pensiamo anche che l'escursione più interessante, l'attraversamento in notturna di un borgo abbandonato da trent'anni, è saltato magicamente per aria con scuse a dir poco pietose.



In definitiva: andate in Romagna, che si mangia bene e si vedono belle cosette. Ma lasciate stare i fantasmi...

Halloween sì, Beltane anche

Il weekend horror si avvicina. E mi divertirò come un maiale, ne sono sicuro. Ciononostante, non sono amante della festa di Halloween, chi mi conosce ben lo sa. Al di là delle mie (non?) convinzioni religiose, trovo alquanto strano che nel paese cattolico e conservatore per eccellenza abbia preso piede una tradizione pagana; per la precisione, gaelica. Non celtica in senso generale: gaelica. I gaelici eran celti di sicuro, ma non erano certo gli unici.
Halloween deriva da All Hallows Eve, ovvero vigilia di Ognissanti; il nome "cristiano" non deve trarre in inganno, tale festa altro non è che la celebrazione del capodanno celtico, Samhain. Se non mi ricordo male, dovrebbe essere una notte nella quale, secondo la tradizione pagana, entità sovrannaturali tornano a popolare la terra. Per il dualismo così basilare per la religione celtica, ad essa era contrapposta la festività di Beltane, che cadeva esattamente sei mesi dopo, ovvero all'opposto di Halloween, ovvero il primo di maggio. Tradizionalmente, Beltane era una festa "positiva", in quanto doveva essere di buon augurio per i raccolti venturi. Tale ricorrenza veniva festeggiata con grandi fuochi (appunto, i famosi fuochi di Beltane).

Rievocazione della festa di Beltane, Calton Hill (Edimburgo, Scozia).

Quanto ho esposto ora son solo cenni, potrei anche aver sbagliato qualche particolare, ma mi serve per porre la seguente domanda: perché al giorno d'oggi maree di cristiani festeggiano Halloween, ma si sbattono altamente i cocomeri di Beltane? Mah. Non venite a dirmi che da noi il primo maggio si festeggia la giornata dei lavoratori... Come già detto, anche Halloween cade in prossimità di una importante ricorrenza cattolica. 
Quindi, buoni propositi per il nuovo anno (in anticipo): Primo Marzo, si festeggia il Capodanno Veneto. (I Veneti duri&puri sanno che si comincia a festeggiare - auguri compresi - tre giorni prima, e si prosegue fino al nove). Primo Maggio, Capodanno Gaelico. Con tanto di fuochi! Una bella casera fuori stagione. Magari chiamo il Monsignore di Concordia, é sempre così felice di dare fuoco alla croce della casera del cinque gennaio...

Per chiudere in bellezza, avviso ai bambinelli: se passate a casa mia con il trick or treat vi va magra... E il primo che mi rovescia il bidone della spazzatura lo uso come pelle di daino per lavare l'auto.

Itaca

Tiriamoci pure la zappa sui piedi. Diamo al mondo un altro motivo per credermi gay. 
Tra i poeti che ammiro di più spicca il nome di Costantino Kavafis, uno dei maggiori esponenti della letteratura greca di fine ottocento. Il fatto di essere omosessuale non l'ha aiutato in vita, e non aiuta me a dissipare i dubbi sulla mia sessualità. Ma lassiamo stare le battute idiote; Itaca, che riporto in questa sede nella traduzione a mio avviso migliore (Filippo Maria Pontani) é forse la sua creazione più famosa, nonostante si scosti molto dai temi tipici della sua produzione, che ben si possono immaginare, visto il mio incipit.

Se per Itaca volgi il tuo viaggio,

fa voti che ti sia lunga la via,

e colma di vicende e conoscenze.

Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi
o Poseidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla via,
se resta il tuo pensiero alto e squisita
è l'emozione che ci tocca il cuore

e il corpo. Né Lestrigoni o Ciclopi

né Poseidone asprigno incontrerai,

se non li rechi dentro, nel tuo cuore,

se non li drizza il cuore innanzi a te.


Fa voti che ti sia lunga la via.

E siano tanti i mattini d'estate

che ti vedano entrare (e con che gioia

allegra) in porti sconosciuti prima.

Fa scalo negli empori dei Fenici

per acquistare bella mercanzia,

madrepore e coralli, ebani e ambre,

voluttuosi aromi d'ogni sorta,

quanti più puoi voluttuosi aromi.

Recati in molte città dell'Egitto,

a imparare dai sapienti.

Itaca tieni sempre nella mente.

La tua sorte ti segna a quell'approdo.

Ma non precipitare il tuo viaggio.

Meglio che duri molti anni, che vecchio

tu finalmente attracchi all'isoletta,

ricco di quanto guadagnasti in via,

senza aspettare che ti dia ricchezze.

Itaca t'ha donato il bel viaggio.

Senza di lei non ti mettevi in via.

Nulla ha da darti più.

E se la ritrovi povera, Itaca non t'ha illuso.

Reduce così saggio, così esperto,

avrai capito che vuol dire un'Itaca.

(Costantino Kavafis)

La Città Ideale

Tra i tanti libri che sto leggendo al momento, "Pfitz - La ricerca della città perfetta" di Andrew Crumey merita la menzione d'onore, se non altro per il tema di (s)fondo. Sono sempre rimasto affascinato dal mito della città ideale.
Da buon nerd, ho letteralmente bruciato (quasi) tutti i giochi di gestione cittadina della Sierra - Caesar III/IV, Pharaoh, Zeus ed Emperor - e mi inorgoglisco tuttora di molte delle mie "creazioni".

screenshot di Caesar IV.

Ma già da piccolo guardavo i tuttocittà (esistono ancora in versione cartacea?) e mi domandavo chi avesse disegnato Portogruaro in quella maniera così strana. Alle elementari mi è capitata in mano per la prima volta la mappa della Concordia di epoca romana (Iulia Concordia), così ordinata e regolare, e mi è dispiaciuto che con la rotta della Cucca (l'alluvione del 589 d.C. descritta da Paolo Diacono nell'Historia Longobardorum) Livenza, Lemene e Tagliamento l'avessero sepolta sotto due metri di fango. (Da lì è nata, probabilmente, la mia passione per il mondo latino, estesa poi a tutta la storia antica in generale.)

Ricostruzione panoramica di Iulia Concordia.

Anni avanti, tale amore è stato risvegliato dal contatto con miti famosi quali Atlantide, Lemuria (che mito proprio non sarebbe, ma va bè), Thule e Shangri-La. Diciamo pure che ho lavorato di fantasia, in questo periodo.
Alle superiori sono rimasto profondamente deluso dalla Repubblica di Platone e dalla Città del Sole di Tommaso Campanella, in quanto ingenuamente mi aspettavo qualche bel trattato di urbanistica, e non certo di filosofia. Ma non potevo non rimanere stregato dallo studio de La Città Ideale, dipinto rinascimentale di un anonimo (recentemente si parla di Leon Battista Alberti), che mi ha aperto altre strade, più concrete: gli studi urbanistici di Filarete e Leonardo, e le città che recuperano alcuni delle idee esposte nei loro trattati (Urbino, Grammichele, Palmanova - che visito, o almeno vorrei visitare, spesso e volentieri. Costruita da Venezia! :-) ).

La città ideale - anonimo.

Segnalo inoltre, agli interessati (sempre che ce ne siano), i disegni di Gilles Trehin, ragazzo francese affetto dalla sindrome di Asperger, che dall'età di 12 anni sta inventando la città immaginaria di Urville. Chiunque abbia notizie di città ideali o di riferimenti (reali o immaginari) ad esse, è pregato di farmelo sapere in qualsiasi modo, commenti, mail, segnali di fumo, calci nel sedere...

Venzone, Festa della Zucca 2008

Ieri sono stato alla Festa della Zucca di Venzone. Nonostante la lontananza dalla Veneta Patria, ho trascorso una bellissima giornata. La sagra é stata all'altezza della sua fama; il paese é stupendo (ma quello si sapeva), l'afflusso di gente é stato enorme, la rievocazione storica curata in ogni minimo dettaglio. Per non parlare delle zucche! Di ogni tipo e di ogni forma, addobbate in tutte le maniere possibili.



La festa é stata oltretutto coronata da una giornata a dir poco stupenda. Menzione d'onore anche per l'ottima pappa consumata nelle classiche "taberne", tutta a base di zucca (gnocchi, zuppa e spezzatino). 
Ho scoperto, tra le altre cose, che Venzone é rinomata per la coltivazione della lavanda. Ovviamente, non contento di aver svaligiato la distilleria locale della sagra (elisir di zucca, alla fine é grappa...) ho comprato pure l'amaro alla lavanda. FENOMENALE... Bravi friulani!
A proposito di vicini di regione... Devo proprio lasciare un attimo in disparte il campanilismo che mi contraddistingue e fare loro i complimenti per l'ospitalità che hanno dimostrato. Dal primo all'ultimo, si sono dimostrati gentilissimi. Festa della Zucca consigliata a tutti... Per quanto mi riguarda, il prossimo anno ci torno. E ci rimango pure alla sera, visto che quest'anno mi sono perso Venzone illuminata dalle fiaccole.

Animali degli Specchi

«[...] A quel tempo il mondo degli specchi e il mondo degli uomini non erano, come adesso, incomunicanti. Erano, inoltre, molto diversi: non coincidevano né gli esseri, né i colori, né le forme. I due regni, lo specolare e l'umano, vivevano in pace; per gli specchi si entrava e si usciva. Una notte la gente dello specchio invase la terra. Irruppe con grandi forze. Ma, dopo sanguinose battaglie, le arti magiche dell'Imperatore Giallo prevalsero. Egli ricacciò gl'invasori, li incarcerò negli specchi, e impose loro il compito di ripetere, come in una specie di sogno, tutti gli atti degli uomini. Li privò di forza e di figura propria, riducendoli a meri riflessi servili. Un giorno, tuttavia, essi si scuoteranno da questo letargo magico.


Il primo a svegliarsi sarà il Pesce. Nel fondo dello specchio scorgeranno una linea sottile, e il colore di questa linea non rassomiglierà a nessun altro. Poi verranno svegliandosi le altre forme: gradualmente, differiranno da noi; gradualmente, non ci imiteranno. Romperanno le barriere di vetro o di metallo, e questa volta non saranno vinte. Al fianco delle creature degli specchi combatteranno le creature dell'acqua. Nello Yunnan si parla non del Pesce ma della Tigre dello specchio. Altri intende che, prima dell'invasione, udremo dal fondo degli specchi il rumore delle armi.»

da Animali degli specchi, in Manuale di zoologia fantastica (1967), J. L. Borges.

Cantico dei Cantici

Qualche anno fa ho avuto la bella idea di leggermi la Bibbia. Non si sa mai, mi sono detto, magari qualcosa si salva. E in effetti mi sono divertito molto, con tutte le barzellette che profeti e compagnia ci hanno elargito.
Tutto sommato, qualcosa di estremamente interessante l'ho trovato. Si tratta del Cantico dei Cantici, ventiduesimo libro della Bibbia, mi pare. Si tratta di un cantico, appunto, che celebra l'amore di una coppia. Ovviamente, l'interpretazione ufficiale è che tale amore sia comunque a sfondo sacro. Ma al di là di questo, il testo è squisitamente profondo e sensuale; raramente ho letto poesie d'amore paragonabili a questo. E' significativo il fatto che sia stato composto nel 4 secolo avanti Cristo. Consigliata la lettura a tutti; in questa sede riporto solamente un paio tra i passi più significativi.

Come sei bella, amica mia, come sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe,
dietro il tuo velo.
Le tue chiome sono un gregge di capre,
che scendono dalle pendici del Gàlaad.
I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,
che risalgono dal bagno;
tutte procedono appaiate,
e nessuna è senza compagna.
Come un nastro di porpora le tue labbra
e la tua bocca è soffusa di grazia;
come spicchio di melagrana la tua gota
attraverso il tuo velo.
Come la torre di Davide il tuo collo,
costruita a guisa di fortezza.
Mille scudi vi sono appesi,
tutte armature di prodi.
I tuoi seni sono come due cerbiatti,
gemelli di una gazzella,
che pascolano fra i gigli.


Quanto sono soavi le tue carezze,
sorella mia, sposa,
quanto più deliziose del vino le tue carezze.
L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.
Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa,
c'è miele e latte sotto la tua lingua
e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano.
Giardino chiuso tu sei,
sorella mia, sposa,
giardino chiuso, fontana sigillata.
I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,
con i frutti più squisiti,
alberi di cipro con nardo,
nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo
con ogni specie d'alberi da incenso;
mirra e aloe
con tutti i migliori aromi.
Fontana che irrora i giardini,
pozzo d'acque vive
e ruscelli sgorganti dal Libano.

Cantico dei Cantici, 4, 1-5; 10-15

Traveler IQ

Va sempre a finire così. Qualche elemento del laboratorio tira fuori una cazzatina simpatica, io subito mi fiondo a provarla e, tempo una settimana, lo posto su un blog generico. :) Questa volta è il turno di Giorgio, che mi ha iniziato alle delizie di Travelpod, una sorta di community per chi ama viaggiare e condividere foto, video ed esperienze con altra gente.
In realtà di travelpod non me ne frega proprio niente, quello che mi ha entusiasmato é il giochino (che trovate qui) che calcola il "quoziente intellettivo da viaggiatore". Ovvero, giudica quanto ne sai di geografia, di quella che si insegnano alle elementari tanto per capirsi: capitali, luoghi famosi etc.


Nella sidebar ho aggiunto il mio punteggio. Ho perso proprio all'ultimo livello... Ma sono soddisfatto lo stesso. Vedete che aver passato l'infanzia con l'atlante in mano, mentre fuori il mondo andava avanti senza di me, è servito a qualcosa...

Un gaio costumino

Da un paio di settimane ho ricominciato con la piscina, dopo lo sgradevole inconveniente di due anni fa. Si accettano scommesse su quanto manca al mio prossimo annegamento; dal canto mio, cercherò di fare il maggior numero di vasche in apnea quando il bagnino non guarda, giusto per accelerare i tempi. Ad ogni modo, dopo la prima volta mi sono reso conto che era il caso di cambiare costume, i boxer da spiaggia sono decisamente troppo intrigosi. E così ho fatto l'acquisto: un bel costumino tecnico, realizzato in Poliammide e Elastan (che roba é?!?), resistente al cloro, ad alta traspirabilità e asciugabilità. Modello attillato con laccio in vita e fiori sul fianco sinistro.


L'ho provato domenica mattina, ed effettivamente in piscina si sente la differenza.

Il punto dolente é che fa proprio gay.

Non ho mai sopportato i boxer attillati, ed è andata a finire che ne ho comprato uno. (fortuna che non ho preso gli slip.) Non ho mai sopportato i fiorellini decorativi sui costumi, e ora me li ritrovo addosso. Questo mi ha fatto riflettere non poco; spinto da tante altre considerazioni (adoro i fiori, le ragazze tendono a considerarmi solo un amico, bacio i maschietti che si laureano con me, palpo il sederino ai colleghi in laboratorio) sono giunto alla conclusione che forse sto guadando il fiume per passare all'altra sponda... O forse son già passato?

Recuperate una barchetta e venite a salvarmi, per piacere... :)

Eclipse - Are You Ready To Rock (2008)

Ho tessuto le lodi di un gruppo svedese solo pochi giorni fa, ed ecco che nello stereo di casa mia irrompe di prepotenza un altra mina vagante dalla Scandinavia. Eh no eh... Se a Stoccolma devo andarci a Capodanno, comincio a informarmi sui locali hard rock della città, visto il livello compositivo delle nuove band!


Oggi tesso le lodi degli Eclipse, alla terza pubblicazione discografica con Are You Ready To Rock (distribuito dall'italianissima Frontiers Records, che ormai ha monopolizzato il settore). Fautori di un hard rock molto "animalesco" e divertente (Party Rock allo stato puro), gli Eclipse riescono a citare grandi nomi (questi sono cresciuti a pane e Whitesnake/Mr. Big/Talisman) senza copiarne pedissequamente la proposta musicale. E proprio le prime due songs del lotto (Breaking My Heart Again, Hometown Calling) non avrebbero sfigurato nell'ultimo platter del gruppo capitanato da Coverdale, grazie all'interessantissimo guitarwork e al drumming originale.
Nonostante fobie improvvise subito sedate (i primi 5 secondi di Wylide One mi hanno paurosamente ricordato quelli di Bulls On Parade dei Rage Against The Machine... Ma l'impressione è fugace ;) ), l'album scorre piacevolmente, tra momenti più commerciali (To Mend A Broken Heart) e altri più classicamente rock (Unbreakable, Young Guns - il cui riff iniziale mi aveva fatto maliziosamente pensare a Cross The Line dei Place Vendome... - Si lo so, oggi è giornata di paragoni!). Ma nel terzo album degli Eclipse trovano posto anche vere e proprie sfuriate di acciaio, le quali sanno più di sconfinamento nel metal melodico, piuttosto che di temporanea digressione (Under The Gun, Hard Time Loving You). Tutto questo a scapito di qualsiasi ballad; gli Eclipse tirano dritto dall'inizio alla fine e smuovono il culetto anche all'ascoltatore più statico (Million Miles Away, 2 Souls).
Menzione d'onore per l'ultimo capitolo, Call of The Wild, il cui primo ascolto mi ha fatto letteralmente saltare sulla sedia: un pezzo fortemente ritmato, con un riffing circolare praticamente perfetto che non fa prigionieri, e un ritornello da stadio che farà sfracelli nei prossimi concerti del gruppo.

Da punto di vista della tecnica, il gruppo non si fa trovare impreparato. La sezione ritmica è quadrata e potente e dà l'impressione che sia necessario puntellare la propria dimora, casomai si volesse alzare il volume dello stereo. La coppia d'asce, come già anticipato, é abilissima nell'intrecciare trame melodiche e coinvolgenti allo stesso tempo (e i solo sono tutt'altro che scontati). Infine, il cantato di Erik Martenssen (tra l'altro, chitarrista e bassista) calca fedele le orme dei vocalist dei gruppi sopracitati, e forse non pecca di originalità... Ma proprio non riesco a incolparlo, magari fossi io in grado di emulare David Coverdale e Eric Martin!
Il tutto è coronato da una produzione pulita e precisa. Ma dove la trovano l'ispirazione, questi svedesi...

PS niente battute da informatico, del tipo "io preferisco i Netbeans", per piacere...

Tracklist

1) Breaking My Heart Again
2) Hometown Calling
3) To Mend A Broken Heart
4) Wylide One
5) Under The Gun
6) Unbreakable
7) Har Time Loving You
8) Young Guns
9) Million Miles Away
10) 2 Souls
11) Call of The Wild

Line Up

Erik Martensson – Voce / Chitarra / Basso / Tastiere
Magnus Henriksson – Chitarre
Johan Berlin – Tastiere
Henric W. Erikson – Batteria

Per ascoltare qualche sample dell'album, visitate il myspace del gruppo.