Giorgione, Cima e gli altri

La primavera si preannuncia culturale. Cogliendo al balzo le occasioni offerte dai cinquecentenari di alcune morti e nascite illustri (ma non solo), la veneta terra si colora di mostre ed esposizioni come raramente è successo prima d'ora.

Chi si informa nel settore ben sa che da dicembre Castelfranco Veneto celebra il proprio concittadino giustamente più famoso, Giorgioneel Zorzi, con una mostra molto ristretta, complice anche la scarsa produzione dell'artista, ma non per questo non meritevole di una capatina. E' sempre un'emozione come poche (nonché un'occasione da non perdere) poter rimirare, accostati nella stessa stanza, capolavori come l'irraggiunta Tempesta, o le splendide Tre Età, o ancora Il giudizio di Salomone e La prova di Mosé. Io ho già provveduto e ne sono rimasto appagato, chi non ha ancora avuto l'occasione si affretti, la mostra chiude  l'undici aprile.

Giorgione, Le tre età dell'uomo, olio su tela (1500-01).
Firenze, Palazzo Pitti. In mostra a Castelfranco Veneto.

Cima da Conegliano, pur essendo riconosciuto dalla critica di tutti i secoli, giustamente, come una delle punte di diamante della scuola veneta, non ha mai avuto la stessa risonanza che ha investito altri contemporanei quali Giorgione (dopo la morte) o Tiziano. Ed è un peccato, perché nonostante un classicismo di fondo molto più marcato, i colori del Cima, saturi e nitidi ancora dopo 500 anni, a mio personalissimo avviso sono gustosi tanto quanto il tonalismo dei sopraccitati. L'ultima mostra del Cima risale al 1962, vi consiglio di non perdervi quella in corso, incentrata su un interessante percorso sul paesaggio, tema ricorrente dell'artista. Appuntamento a Conegliano Veneto, Palazzo Sarcinelli (restaurato per l'occasione), fino al due giugno.

Cima da Conegliano, Riposo durante la fuga in Egitto con i Santi Giovanni Battista e Lucia, tempera e olio su tavola (1496-98).
Lisbona, Calouste Gulbenkian Museum. In mostra a Conegliano. 

Per il cinquecentenario della nascita di Jacopo da Ponte, detto Jacopo da Bassano, la sua città natale organizza un interessante percorso commemorativo, il cui primo passo è la mostra ospitata al Museo Civico, che chiuderà il tredici giugno. Altro grandissimo nome dell'età d'oro della pittura veneziana, la mostra ripercorre tutta la vita dell'artista nelle sue continue sperimentazioni, dai primi passi ai giochi di luce della maturità. Con il biglietto vi visitate anche Palazzo Sturm, Palazzo Bonaguro e la Torre Civica di Bassano, borgo incantevole ma troppo spesso ignorato.

Jacopo da Bassano, Riposo durante la fuga in Egitto, olio su tela (1547)
Milano, Pinacoteca Ambrosiana. In mostra a Bassano.

Uscendo dalle colline dell'entroterra veneto e dal rinascimento marciano, arriviamo a Rovigo, ultimo baluardo prima del Po, dove a Palazzo Roverella sono esposti alcuni dei capolavori dei mostri sacri del '700 veneto. Non può quindi mancare Tiepolo, affiancato da nomi meno risonanti, ingustamente, a livello mondiale, quali Bortoloni, rodigino (rovigoto!), Piazzetta e Pittoni. Ciliegina sulla torta (veneta), da spiluccare fino al tredici giugno.

Giambattista Pittoni, Diana e le ninfe, olio su tela (1723-1725).
Vicenza, Museo Civico. In mostra a Rovigo.

Per i più intrepidi, traversando i patri confini che seguono Rovigo, si giunge alfin a Ravenna, dove sono di scena gli ottocenteschi preraffaeliti inglesi. Li segnalo perché non é comune che le loro opere passino vicino casa. Non fatevi ingannare dalle pubblicità, specie chi non li ha mai sentiti nominare: si fa di tutto per mettere in primo piano il Beato Angelico e il Perugino, ma di loro v'è solo qualche sparuta opera, aggiunta alla mostra come antipasto, come punta del bagaglio italiano tanto anelato dai preraffaeliti britannici.

Dante Gabriel Rossetti, Dante's Vision of Rachel and Leah, acquerello su carta (1855).
Londra, Tate Gallery. In mostra a Ravenna.

Ultima segnalazione, leggermente fuori tema. Alla biblioteca marciana verranno esposte, fino al cinque aprile, le oselle veneziane. Approfittatene: sicuramente sarà notevole rimirare le oselle, ma sarà ancora più succoso godersi la biblioteca marciana, che apre i battenti al pubblico rarissime volte.

Venezia, Biblioteca Marciana. Sale monumentali.

Giorgione
Museo Casa Giorgione, Castelfranco Veneto (TV)
12.12.2009 - 11.04.2010
http://www.giorgione2010.it

Cima da Conegliano. Poeta del paesaggio
Palazzo Sarcinelli, Conegliano Veneto (TV)
26.02.2010 - 02.06.2010
http://www.cimaconegliano.it


Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell'occhio
Museo Civico, Bassano del Grappa (VI)
06.03.2010 - 13.06.2010
http://www.bassano500.it

Bortoloni Piazzetta Tiepolo: il '700 veneto
Palazzo Roverella, Rovigo (RO)
30.11.2010 - 13.06.2010
http://www.palazzoroverella.com/mostra.php

I preraffaeliti e il sogno italiano. Da Beato Angelico a Perugino, da Rossetti a Burne-Jones
Museo d'arte della città di Ravenna, Ravenna (RA)
28.02.2010 - 06.06.2010
http://www.museocitta.ra.it/mostre/mostre_in_corso/

Oselle veneziane. Il dono dei Dogi
Biblioteca Nazionale Marciana, Venezia (VE)
07.03.2010 - 05.04.2010
http://marciana.venezia.sbn.it/internal.php?codice=664

NB. I biglietti delle mostre di GiorgioneJacopo da Bassano e Cima da Conegliano sono validi come reciproche riduzioni.

Trieste marciana

Il Gazzettino allega già da due sabati un'enciclopedia, altri dieci volumi venturi, sulla Serenissima Repubblica di Venezia. Oltre ai dovuti elogi per l'ammirevole iniziativa, colgo l'occasione, forte di tale fonte, per confermare una volta per tutte quanto asserito in più occasioni, in presenza di amici e o colleghi triestini: seppur per un breve periodo, Trieste ha esposto il vessillo marciano.
Correva l'anno 1368, dominava Venezia incontrastata l'Adriatico, i genovesi le contendevano il Mediterraneo, e Trieste, non avendo niente di meglio da fare, ben pensò di sterminare nel sonno l'equipaggio di una galea veneziana di pattuglia. La Laguna non tardò a reagire, ignorò i salamelecchi dei triestini, troppo tardi consci di essersi tuffati in un lago di merda, dichiarò guerra e conquistò svogliatamente la cittadina. Sciaf! Uccisa la mosca.

Il nostro vessillo vogliamo sul maaar!

Venezia tenne Trieste per dodici anni. Nel 1379-81, la Serenissima affrontò la prima e ultima invasione, all'interno del Dogado, di tutta la sua millenaria storia; la guerra di Chioggia, in cui i genovesi invasero la laguna, conquistarono la cittadina e assediarono Venezia stessa per oltre un anno, rappresentò la più grande minaccia che la Repubblica dovette mai fronteggiare. Nemmeno la Lega di Cambrai rischiò mai di annientare veramente Venezia.
Gioco facile, in questo contesto, per gli austriaci prendere possesso di Trieste, ai quali essa fece atto di sottomissione. Venezia annaspava a tal punto da richiamare in laguna la flotta del Levante, figurarsi perder tempo per una cittadina di mare allora periferica. Prima di renderla agli austriaci, la Repubblica fece loro pure il piacere di rimaneggiare il castello di San Giusto.
Non mi si venga dunque a ripetere, come già è successo, che mai l'alabarda sia stata spezzata dal leone. E non mi tange il breve periodo: alla fine dei conti, nulla di così importante fu perduto. Sciaf!