Ailurosofia, de juventute

Ieri sera ero sul letto con la mia gatta che si leccava, e leggevo il giornale che i giovani non lavorano e si drogano, e allora ho girato pagina e i giovani che non parlano ché hanno feisbuc e tuitter, e allora ho guardato la mia gatta e le ho chiesto,
Come fai a dormire sul letto e a far fusa
che i giovani fuori scoppiano e uccidono e ridono
come resti impassibile come trovi la pace avanti dimmelo

Allora la mia gatta si è svegliata di colpo
mi ha guardato dritto negli occhi
e con il pelo arruffato mi ha detto,
Ora dormo di pancia

Magie d'acqua

Continuo la sag(r)a delle foto estive con una serie di scatti catturati tra alto Friuli e Slovenia. L'acqua correnti è tra i primi e più scontati amori del fotografo dilettante; io non ho fatto eccezione a suo tempo, nè la faccio adesso.
Non ho usato filtri ND o polarizzatori; ho ottenuto l'effetto seta con semplice chiusura del diaframma. I risultati sono discreti, tenendo conto che ancora difetto di un cavalletto. Prima o dopo dovrò provvedere.
From Giochi d'Acqua
Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/6 sec, f/22; ISO 200.
Canon EOS 450D con Canon EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS @171mm; 1/4 sec, f/22; ISO 200.
Canon EOS 450D con Canon EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS @60mm; 1/5 sec, f/22; ISO 100.
Canon EOS 450D con 10-20mm F3.5 EX DC HSM @20mm; 1/20 sec, f/5.6; ISO 100.

Libellule a Boldara

Nell'attesa di un cavalletto più professionale che vada a sostituire quello turistico perso nell'etere qualche mese fa, mi sto esercitando con gli scatti a mano libera. Le libellule figurano tra gli insetti più difficili da ritrarre; beccarle in volo è missione praticamente impossibile (serve attrezzatura più avanzata della mia) e pure da ferme risultano molto fastidiose, con fughe al primo cenno di movimento o rumore. 
I mulini di Boldara, con il loro fragore d'acqua, offrono loro un habitat paradisiaco. Ecco alcuni degli scatti finali; saturazione alta in fase di acquisizione per esaltare i colori delle bestiolle.

From Libellule a Boldara

Canon EOS 450D con Canon EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS @250mm; 1/640 sec, f/5.6; ISO 200.

Canon EOS 450D con Canon EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS @250mm; 1/640 sec, f/5.6; ISO 200.

Canon EOS 450D con Canon EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS @250mm; 1/1000 sec, f/5.6; ISO 200.

Iperglicemia musicale

Avrei voluto scrivere la recensione dei nuovi album di Work of Art e Toby Hitchcock, ma mi rendo conto che embeddare i singoli vale più di mille post. Gli amanti della melodia zuccherina nuoteranno nel brodo di giuggiole.
Un grazie infinito alla Frontiers Records.

Eleganza piumata

Sono i cigni consapevoli della propria eleganza sull'acqua? Uno sguardo penetrante e sornione catturato in una sera del primo agosto suggerisce di sì. Ringrazio il modello, vanitoso quanto basta per interrompere una deliziosa cena di erbette aquatiche e prestarsi a una veloce sessione fotografica.
Photos posted as taken.

From Cigno sul Lemene

Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/4000 sec, f/2.2; ISO 100.

Canon EOS 450D con Canon EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS @250mm; 1/320 sec, f/8.0; ISO 100.

Canon EOS 450D con Canon EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS @250mm; 1/320 sec, f/8.0; ISO 100.

Canon EOS 450D con Canon EF-S 55-250mm f/4-5.6 IS @250mm; 1/320 sec, f/8.0; ISO 100.

Kirigami, Prague Concept

Ho realizzato il mio primo kirigami.
In realtà, non è il primo che taglio.
E' il primo che ho progettato personalmente.

Il divertimento è stato doppio rispetto al taglio di kirigami disegnati da altri; tre orette il tempo necessario, tra progettazione, prove in carta a grammatura normale e intaglio in carta a grammatura spessa (120 g/m²).
Il soggetto è ispirato alla città di Praga, o meglio, ai miei ricordi di essa. Non esiste un edificio del genere; la torre gotica dovrebbe ricordare, alla lontana, la torre dell'orologio; il palazzo accanto, l'atmosfera dei quartieri liberty. L'apertura è a novanta gradi.
C'è un piccolo errore di progettazione. Un bacino a chi lo individua.

From Kirigami Praga

Tributo a Giovanni Cesca

Giovanni Cesca è stato il mio insegnante d'arte ai tempi del liceo; il fatto mi inorgoglisce. Prima che docente (superlativo), Cesca è stato ed è artista dalla intensa attività nazionale e internazionale, nonchè collettore di prestigiosi riconoscimenti della propria opera.
Giovanni Cesca, Concerto per alberi, fiume e luce.

L'amore per la propria terra natale (una manciata di chilometri mi permette di dire che è pure la mia) trasuda da svariati quadri. La foto che ho scattato in una sera del primo agosto vuole essere un tributo molteplice, al Lemene e all'artista.
Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/160 sec, f/8.0; ISO 100.
Saturazione, contrasto e sharpening leggermente aumentati in PP per accentuare l'effetto pittorico.

Ailurosofia, de bello

L'altra sera ero sul divano con la mia gatta che si leccava, e guardavo il tiggì e sentivo della politica della guerra della morte, e allora ho cambiato canale e c'era un altro tiggì che invece parlava della morte della guerra della politica, e allora ho guardato la mia gatta e le ho chiesto,
Come fai tu a stare tranquilla qui sul divano a consumarti la lingua col pelo
che nel mondo ci ingannano e ci sparano e ci spalano sopra la terra
come resti impassibile come trovi la pace avanti dimmelo

Allora la mia gatta ha smesso di leccarsi
mi ha guardato dritto negli occhi
e con la lingua tra i denti mi ha detto,
Ho finito i croccantini

Baby Blues

Una lezione da ricordare. Sia per i maschietti che per le femminucce.
As seen on BabyBlues.
Questo blog segue il padrone e se ne va in vacanza per un paio di settimane. Godetevi il tempo in cui rimarrete soli.

Gioielli di acciaio

Della recente sfera metallica, solamente un paio di album mi hanno colpito, nonostante la rifioritura di molti nomi blasonati (Symphony X, Rhapsody of Fire, Amon Amarth e Communic, per citare le uscite più eclatanti). Due album da due band, oltretutto, che abitano su pianeti completamente diversi, ma che condividono, oltre alla nazionalità statunitense, un importante punto comune: la capacità di innovare e proporre qualcosa di nuovo nell'ambito metal dal suo interno.
Arrows and Anchors è il quarto album dei Fair to Midland, band che nasce nel 1998 e cresce sotto la protezione di Serj Tankian, frontman dei System of A Down. E' praticamente impossibile voler etichettare la band e il suo album con un genere; volendo azzardare, potremmo dire che siamo di fronte ad una sensazione progressive, nel senso sperimentale del termine. Perché l'album è un autentico calderone: dalle chitarre sincopate al banjo, dagli accenni di screaming al basso ultradistorto, da linee vocali eteree a sfuriate metalliche, e nonostante tutto l'album scorre come acqua, in un unico flusso che ricorda Tool, Mechanical Poet, 3 (Three) e pesca a casaccio nell'universo alternative, fondendo il tutto con una semplicità disarmante, invogliando l'ascoltatore a premere di nuovo play e a scoprire ogni volta sfumature diverse. Gli strumenti non si chiudono in loro stessi (gli assoli sono praticemente assenti) ma sono al servizio del pezzo e, ciliegina sulla torta, delle impressionanti linee vocali che catturano e rinnovano ad ogni ascolto. Non un riempitivo, non un punto basso. In ambito post-prog, non sentivo nulla del genere da anni (2006 - 10000 days, 2004 - Woodland Prattlers, 2007 - The End Has Begun, per ricordare le band citate in precedenza). Ascoltare per comprendere.
I While Heaven Wept, che si erano fatti ben notare negli anni passati con un paio di album sopra la media, propongono un'operazione simile in generi musicali ben più classici, in quanto alleggeriscono il doom, uno dei sottogeneri più pesanti ed oscuri, con elementi ripresi dalla lunga tradizione prog-power. Il risultato è sorprendente: Fear of Infinity è l'album più epico degli ultimi cinque anni. In poche note (sette pezzi) sono concentrate tonnellate di idee e intuizioni, ma l'effetto finale, anche in questo caso, è una omogeneità di fondo che pochi album possono vantare, e che non stanca nemmeno dopo settimane di ascolti. Le vocals azzeccatissime ed ultraepiche sembrano uscire da una demo tape di qualche oscura band epic doom di inizio anni ottanta, ma allo stesso tempo la produzione è pulita ed ultramoderna. L'atmosfera greve e apocalittica intrecciata dalle chitarre, decisamente doomish, è impreziosita dal costante apporto delle tastiere, decisamente power, senza che per questo i pezzi perdano in potenza; perfino basso e batteria si rimettono in gioco con oltraggiosi blast beat recuperati dal metal estremo. Menzione d'onore per Unplenitude, ballad oscura ed eterea, che trascina la mente in infiniti spaziali ed ignoti, come titolo d'album vuole. Una lezione dolorosa per tutti quelli che ancora si illudono di scrivere musica epica (chi ha detto Manowar?).

Dei miei gusti letterari

How people view me:
How people view me after I say I like fantastic fiction:
How people view me after I explain fantastic fiction is not fantasy and embraces Borges, Asimov, and Kafka:

Timballo di more

Il timballo di more è una ricetta classica, come testimonia la natura morta di Heda, ma non facilmente reperibile in rete; ne ho trovata una all'interno di una enciclopedia generale di cucina. Le più comuni ricette a base di more portano a torte estremamente dolci e con scarsissimo contenuto di frutta; ho spolverato la ricetta del timballo perché permette di consumare un quantitativo decisamente maggiore di more, e quindi di ottenere un sapore molto più fruttoso.
Willem Claesz Heda, Natura morta con timballo di more.
1631, olio su legno. 54 X 82 cm.
Dresda, Staaliche Kunstsammlung.

La preparazione in sè non è difficile; la base è pasta frolla a preparazione classica, due etti di farina, uno di burro, uno di zucchero, scorza grattugiata di mezzo limone, tre tuorli, un pizzico di sale e tanto amore. Si impasta con la punta delle dita molto velocemente, tenendo a portata di mano un bicchiere di acqua fredda per raffreddare le dita nel caso in cui la pasta sia troppo calda. Quando la pasta è omogenea bisogna fermarsi subito. Se la pasta è bruciata (si spacca in mano) la si lega con un albume. Dopo averla fatta riposare per un'ora al fresco, si prendono due terzi della pasta frolla e li si stendono come base nella tortiera. Il ripieno, ovviamente, è a base di more, non troppo mature, sui sei-sette etti, condite con un etto di zucchero, la scorza grattugiata dell'altro mezzo limone, cannella in polvere e noce moscata, entrambe a profusione; attenzione nella fase di mescolamento a non rompere le more. Una volta rovesciato (delicatamente) il ripieno nella tortiera, si stende a disco il terzo di pasta frolla rimanente e lo si adagia a chiudere il timballo, premendo i bordi per chiudere la pasta frolla.
I tempi di cottura variano a seconda della dimensione della tortiera. Se usate quella da 26 cm, c'è bisogno di un forno presiscaldato a 190°, per un totale di 50 minuti circa; se si usa quella più piccola e più alta, 200° per 55 minuti. Il timballo è fragile di suo, in quanto la pasta frolla è stata usata anche per il coperchio; a maggior ragione, se usate pure la tortiera grande, gli spessori si assottigliano di molto, quindi sono necessarie molta manualità e delicatezza. Una volta cotto, si può decorare con qualche mora e servire tiepido o freddo.

Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/80, f/1.8; ISO 400.

Il timballo è già perfetto da solo; chi lo spolvera di zucchero a velo commette un'empietà. Piuttosto, lo si può accompagnare, se si vuole, ad una salsa di more che si prepara in qualche minuto. Ottima, tra l'altro, pure con la panna cotta.
Un paio di etti di more, succo di mezzo limone e un cucchiaio di zucchero in un pentolino antiaderente; si porta ad ebollizione schiacciando le more e lo si lascia densificare a seconda delle preferenze. Io consiglio 5-7 minuti. Con le more intere, la salsa è molto densa, granulosa e acidula; in alternativa, si possono schiacciare e filtrare le more con un passaverdura e versare il sughetto nel pentolino prima della cottura. La salsina così è più omogenea e leggermente più dolce, seppur sempre acidula.

Pasta frolla
200g farina
100g burro
100g zucchero
3 tuorli
scorza di 1/2 limone grattugiato
sale
tanto amore
Ripieno
700g more
100g zucchero
cannella in polvere
noce moscata
scorza di 1/2 limone grattugiato
Salsa
200g more
30g zucchero
succo di 1/2 limone
 
Fate molta attenzione quando lo tagliate, è quasi impossibile che il timballo rimanga in fetta perfetta; le foto e la natura morta testimoniano. Il gusto dovrebbe pareggiare la delusione.

Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/125, f/1.8; ISO 200.

Sui molti nomi del Lemene

[...] Sequitur decima regio Italiae, Hadriatico mari adposita, cuius Venetia, fluvius Silis ex montibus Tarvisanis, oppidum Altinum, flumen Liquentia ex montibus Opiterginis et portus eodem nomine, colonia Concordia, flumina et portus Reatinum, Tiliaventum Maius Minusque, Anaxum, quo Varamus defluit, Alsa, Natisa cum Turro, praefluentes Aquileiam coloniam XV p. a mari sitam. [...]

Segue la decima regione italiana, posta di fronte al Mare Adriatico, a cui appartengono il distretto di Venezia, il fiume Sile che nasce dai monti di Treviso, la città di Altino, il fiume Livenza che scende dai monti Opitergini e il porto omonimo, la colonia di Concordia, i fiumi e il porto Romatino, il Tagliamento maggiore e minore, lo Stella, in cui affluisce il Varmo, l'Alsa, e il Natisone con il Torre che attraversano la colonia di Aquileia, situata a 15 miglia dal mare.

Il passo è tratto dalla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, terzo libro (geografia del Mediterraneo occidentale); è abbastanza famoso e descrive sommariamente la zona costiera della X Regio romana (Venetia et Histria) fino ad Aquileia. La traduzione è nuovamente mia; nuovamente, perdonatemi abbagli. Nel brano, ciò che più salta all'occhio è l'assenza del Piave e la presenza di un Tagliamento maggiore e di uno minore; di questi ultimi due parlerò in un'altra occasione.
Il fiume Reatinum altro non è che il nome latino del Lemene. Sulla genesi dei due nomi, quello storico e quello recente, sono state avanzate svariate ipotesi, talune attendibili, tante divertenti; le riporto come curiosità.

Palazzo Municipale sul Lemene, Concordia Sagittaria.
Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 8s, f/16; 400 ISO.

Ercole Partenopeo (a dispetto del nome, fervente friulano), nella propria Descrittione della nobilissima patria del Friuli (1604; ricordo che il Lemene nasce in terra di frico), fa risalire il nome latino del fiume all'eroe Aromato (o Aromaco), uno dei cinquantaquattro figli di Priamo, che con Antenore sarebbe sbarcato nelle Venezie dopo la fuga da Troia. Il mito si rifà alla tradizione storiografica romana; Virgilio immagina i romani discendenti di Enea e quindi dei troiani; i Veneti, popolazione al tempo non sottomessa, bensì prima alleata e poi inglobata, vengono rivalutati come parenti stretti, ovvero come discendenti di Antenore, mitico fondatore di Padova. Peccato che Antenore sia uno dei traditori della patria troiana (consegna il Palladio, talismano invincibile, a Ulisse e Diomede, per pararsi il fondoschiena: secessionisti veneti, questa è tutta per voi); ma stiamo divagando.
Aromaco penso sia una storpiatura dell'Archemaco figlio di Priamo, nominato nella Biblioteca di (pseudo)Apollodoro e da Igino Astronomo nelle Fabulae; il nome significa Colui che guida la battaglia, ma nonostante il nome altisonante, si accontenta di seguire Antenore e di stanziarsi a una discreta distanza, fondando Portogruaro. Da Aromato/Aromaco sarebbero quindi derivati i nomi Reatinum/Romatinum per i fiumi. Inutile sottolineare quanto poco attendibile tutto ciò sia; senza scomodare le fantasie di Virgilio, Portogruaro è cittadina medioevale, non romana, e il fiume ottiene il suo bel nome ben prima della stesura dell'Eneide.
Sul nome latino non ho altre fonti; ovviamente, se qualcuno ne sa più di me, sarò ben lieto se vorrà aggiornarmi.

Il nome Lemene è più recente e offre quindi un maggior numero di interpretazioni. Distensione del più antico Lemno, i più lo vogliono derivato dal latino limen, ovvero confine, tenendo conto anche della posizione del fiume, a cavallo tra Veneto e Friuli storici. Zambaldi, nel diciannovesimo secolo, rigetta questa ipotesi e ne propone molte altre, inventate o riportate da varie fonti. Purtroppo, egli è molto preciso nelle citazioni di documenti storici (vedi altro post) quanto entusiasta nelle congetture, proprie o altrui. 
L'alternativa semplice è il greco λιμήν (in caratteri latini, per puro caso, limen), che significa porto; in effetti, Concordia e il suo porto sono scali commerciali discretamente importanti in epoca latina; peccato che quando il nome Lemene si afferma (epoca post-romana) tutto ciò che attornia il fiume è riassumibile in paludi, ruderi e zanzare. Spinta dalla citazione greca, immancabile arriva la l'alternativa letteraria: il nome sarebbe quindi una contrazione di Pilemene, condottiero dei Paflagoni, alleati troiani, ucciso da Menelao nell'Iliade. Probabilmente egli fu intimo amico di Archemaco, visto che i fuggiaschi che si stanziano a Portogruaro (fondandola centinaia di anni prima del tempo) decidono di onorare il caro defunto dando il suo nome al fiume che attraversa il territorio. I fuochi d'artificio, infine, arrivano con l'ultima alternativa: Lemene deriva da lemme lemme, vezzoso nomignolo per un placido fiume, come riportato già in qualche storico (non citato, unico caso nel libro).

Volendo credere a Google Maps, infine, il vero nome del fiume dovrebbe essere Le Mene. Sant'Agostino e Varrone insegnano come Mena fosse la divinità minore romana che regolava il flusso mestruale delle donne. Il Piave è stato rosso per il sangue dei patrioti italiani; il Lemene, evidentemente, per altri motivi.

Un'ultima osservazione. Plinio usa il plurale neutro flumina; il fatto non è casuale. In hoc tempore, il Lemene alto, dalle risorgive nei dintorni di Casarsa fino alla zona della odierna Portogruaro, è chiamato Reatinum Minus. Dopo la confluenza con il Reghena (o Ragogna, come si legge negli ormai polverosi volumi della Corografia dell'Italia del Rampoldi, 1832) assume la status di Reatinum Maius.

Fonti
Naturalis Historia, Liber III, cap. XVIII, 126.
Plinius Maior, 77.
Su LacusCurtius.

Monumenti storici di Concordia, già colonia romana nella regione veneta.
Serie dei vescovi concordiesi ed annali della città di Portogruaro.
Antonio Zambaldi, 1839.

Corografia dell'Italia, Volume 2.
Giovanni B. Rampoldi, 1833.

Torneo di Palo 2011

Da qualche mese la mia Canon 450D monta spesso e volentieri l'ultima arrivata in campo di ottiche, ovvero l'economica ma performante Canon EF 50mm f/1.8 II; tuttavia, ho avuto modo di metterla alla prova seriamente solo nella serata di venerdì scorso, sul campo del Torneo di Palo.
Due parole per chi non è concordiese. Il gioco del palo può essere considerato lo sport per eccellenza del paese; l'associazione culturale ilPALO lo mantiene strenuamente vivo con l'immancabile torneo estivo, che quest'anno è arrivato alla diciannovesima edizione. Quattro contro quattro su un campo di basket in cemento, i pali di sostegno dei canestri fungono da "porte"; qui maggiori informazioni sulla disciplina. Il gioco, dati gli spazi stretti, è molto frenetico, passaggi frequenti e veloci e conclusioni fiondate al primo spiraglio libero. Insomma, una manna dal cielo per testare il nuovo arrivato.
Sono piuttosto soddisfatto dei risultati, sebbene non abbia potuto rinunciare agli 800 e 1600 ISO: la luce era pochina e non si possono fare miracoli con il diaframma a 1.8, dopotutto. La dovuta frenesia dei giocatori ha generato motion blur grezzi ma piacevoli. Tutto acquisito in JPG, niente post-processing.

From 20110722 - 19° Torneo del Palo

Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/200 s, f/1.8; 800 ISO.


Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/200 s, f/1.8; 1600 ISO.


Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/250 s, f/1.8; 1600 ISO.


Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/200 s, f/1.8; 800 ISO.


Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/200 s, f/1.8; 800 ISO.


Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/200 s, f/1.8; 800 ISO.

Luce sui secoli bui di Portogruaro

Preferisco di gran lunga la fisicità di un libro di carta rispetto all'impalpabilità eterea di un documento virtuale; e sempre la preferirò. Ma ammetto che il mondo digitale sfoggia titanici punti di forza. Google Books, ad esempio, è una manna dal cielo; sono riuscito a scovare qualche perla rara che non ero mai riuscito a trovare nei miei pellegrinaggi attraverso il Veneto Orientale, virtuale o fisico.

Tra le tante questioni spinose dettate dalla mia curiosità, figura l'appartenenza storica della zona di Portogruaro e Concordia ad una o ad un'altra bandiera. Il Veneto Orientale è sempre stato terra di confine, divisa tra l'aquila friulana e il leone marciano; la risposta non è immediata, nè semplice. Entrambe le potenze erano allettate dal feudo; il Lemene era navigabile fino a Portovecchio, ed era una delle vie più facili per la penetrazione delle merci germaniche nell'Adriatico e viceversa.
Per i faciloni, Wikipedia fa una confusione tremenda. Su molti libri di storia locale, l'argomento è evitato o accennato di sfuggita, almeno per quanto riguarda i secoli che vanno dalla fondazione all'annessione alla Repubblica di Venezia. Ho trovato le risposte mancanti in un libello del 1839, scritto dallo storico Antonio Zambaldi, intitolato Monumenti storici di Concordia, già colonia romana nella regione veneta. Serie dei vescovi concordiesi ed annali della città di Portogruaro.
La fondazione di Portogruaro risale al 10 gennaio 1140; il vescovo Gervino concede i terreni a nord di Concordia e a sud di Portovecchio ai primi portolani. Il villaggio cresce, diventa prima paese e poi cittadina. E' comune indipendente per lungo tempo, di fazione ghibellina, come testimoniano ancora adesso le merlature della loggia comunale, edificato nel 1265 (mangiabambini già a questo tempo). Le influenze della Repubblica di Venezia ad Occidente e del Patriarcato di Aquileia ad Oriente sono tuttavia crescenti. Concordia, nonostante lo stato di completo abbandono, conserva ancora la sede vescovile (nonostante il vescovo sia bellamente stanziato a Portogruaro) e quindi il potere temporale (nominale) sui feudi della zona. Negli anni a venire, sia il Patriarcato che la Repubblica hanno modo di allungare le mani sulla vita politica, sociale e religiosa dello staterello-cuscinetto, avendo però cura di non farlo ufficialmente, bensì alla maniera delle patate: Zambaldi sfodera elenchi di investiture, edificazioni di ospedali o conventi, posizionamento della persona giusta al momento giusto, in una turbinosa e divertente danza diplomatica. Qualche esempio: nel 1300 il vescovo di Concordia consegna il potere nelle mani di famiglie nobili "sole capaci di esso governo; benché con alquanta limitata autorità, da che vennero questi abitanti sotto la protezioni dei Patriarchi d'Aquileja, mentre quelli da prima aveano ogni Autorità [...]"; nel 1323, tra le cartacce del comune figura "una ducale riguardante un certo Nicolò Mucio cittadino veneto"; e via alla profusione di sleccate diplomatiche tra la Repubblica e il comune.

E' interessante notare che comunque Portogruaro mantenne sempre una viva autonomia riconosciuta, in barba ai semplicioni che sostengono la sempiterna appartenenza di Portogruaro al Friuli. Nel 1334, il Podestà di Treviso riconosce l'indipendenza dal Patriarcato in una lettera al conservatore della Chiesa di Concordia (la Signoria di Treviso, ostile al Patriarcato, mette in atto in questo periodo pesanti politiche di rappresaglia economica verso i friulani):

...Qua propter concedimus quibuslibet mercatoribus et aliis personis Episcopatus praedicti, infamia non suspectis, posse libere et impune cum personis mercationibus et rebus suis, aliquibus repressaleis non obstantibus, accedere ad civitatem Tervisii et districtum, et ibidem stare ad sui libitum et redire.

Il testo fornisce solo la versione in latino. La mia traduzione è figlia del rispolvero del latino scolastico, quindi abbiatene pietà; quel repressaleis dovrebbe essere un'inflessione medioevale, o un refuso.

...Quindi concediamo a qualsiasi mercante o altro individuo del vescovado di cui sopra (Concordia, ndA), a patto che non sia un malvivente, di poter accedere impunemente e liberamente alla città di Treviso e al suo distretto, con gente, mercanzie e suoi averi, senza subire alcuna limitazione, e di rimanervi e partire a propria discrezione.

Questa autonomia, comunque, durerà ancora poco, viste le frequenti incursioni nel feudo da parte di milizie e la politica molto mobile del tempo. La stabilità verrà raggiunta nel 1420 con la domanda di annessione alla Repubblica di  Venezia, nello stesso anno in cui questa si apprestava a sottomettere l'intero Friuli. Da qui la storia è nota; la città manterrà ancora gran parte dell'autonomia che la contraddistingueva, e altri benefici; uno su tutti, il monopolio del ferro di tutta la Repubblica.

Lo Zambaldi si è rivelato una miniera di informazioni, e questo solo alla prima lettura. Non vedo l'ora di leggere il testo nel dettaglio e fonderlo in altri post.

Fonti
Monumenti storici di Concordia, già colonia romana nella regione veneta.
Serie dei vescovi concordiesi ed annali della città di Portogruaro, 1839.

Un artista da nulla

Sulla scia del grande successo ottenuto dalla mia prima opera, ho spremuto ancora più a fondo il mio genio e ho partorito un capolavoro alla portata di tutti. Non costa nulla.

 Nulla
AlessandroC, 2011
Materiale e dimensioni nulli

John Cage docet. 
I Cristiani dicono che Nulla è superiore a Dio e i nazionalisti che Nulla è più importante della Patria. Modestamente ringrazio.

Virtualmente perfetti

L'aspirazione al bello, nelle sue accezioni più varie (benessere, piacere, comodità, vantaggio, avvenenza), muove il mondo dalla sua nascita. La selezione naturale, ciclicamente, ne delinea i profili (Il più adatto è il più bello); la natura stessa la introduce e l'umanità, figlia degenere, la corrompe.
Gli Egizi per primi sfalsano la realtà e cominciano a truccarsi; i Greci continuano la tradizione e riformulano il macroconcetto (Kalòs kagathòs, bello e buono: Efialte è deforme e tradisce Leonida). Il progresso incentiva la corsa allo sfalsamento, la competizione naturale resa superflua. L'aspirazione al bello tuttavia persiste e trova due valvole di sfogo: la plasmatura di tutto ciò che è individuo; e quella di tutto ciò che non lo è. La prima non ha nome; la seconda si chiama arte e spesso sconfina nella sorella.
Quella corsa verso il miglioramento di se stessi segue una propria strada e influenza l'arte in seconda battuta. La millenaria e monotona tradizione cosmetica, al giorno d'oggi, sta violentemente lasciando il posto alle nuove chimere; volgarmente, chirurgia plastica nel passato prossimo, e realtà virtuale nel presente. Gli strumenti si adattano all'ambiente. La scoperta del metallo ha concesso l'aratro e la spada; in giorni digitali, dove il social networking snatura il concetto di amicizia - fondamentale alla sopravvivenza in passato - Photoshop è lo strumento sovrano e lentamente scalza i precedenti.
L'appiattimento sarà ancora più forzato nel futuro lontano; non è sbagliato presupporre, dato un sufficiente lasco temporale, un avanzamento tecnologico notevole. Ora la persona è sviscerata digitalmente; prossimamente sarà plasmata dal nulla. E' lecito pensare a persone, politici, attori completamente digitali; l'arte finalmente si fonderà alla ricerca del bello per non staccarsene più, e con lei morirà, in maniera definitiva, la relazione sociale fisica.
Le conclusioni dipinte sono presumibilmente false, ma è possibile leggervi in essa stracci isolati di verità. L'aberrazione che si può provare è insignificante. Un contadino medioevale troverebbe aberrante il nostro mondo, come noi consideriamo vuoto il suo; è ragionevole supporre che, tra centinaia di anni, noi saremo vuoti agli occhi di chi noi penseremmo come aberranti.

Fuckin' Hostile Baby

A BABY HEADBANGING TO PANTERA
Your argument is invalid

Se mi cimento con l'arte moderna

Ho realizzato la mia prima e ultima opera d'arte. Una carriera, devo dire, fulminante: esordio con capolavoro e ritiro all'apice.

Capolavoro in potenza
AlessandroC, 2011
Pastelli su carta, 29.7 x 21.0 cm

Non mi aspetto che comprendiate la grandiosità della mia offerta; Francesco Guardi e William Turner condivisero il mio destino. Mi aspetto invece che la paghiate, sonoramente. Al via l'asta: accetto qualsiasi tipo di pagamento o tributo, natura esclusa.

Scatti alla filigrana

Ho cominciato da poco a imprimere un bel watermark sulle foto che carico in rete. Ho meditato riflessioni simili a quelle già avanzate da Giorgio nel suo blog, più precisamente qui. Non mi dà fastidio che la gente apprezzi e condivida le mie (scarse) foto, anzi, mi inorgoglisce alquanto. Quello che mi dà un pò di sangue alla testa è cercare un soggetto su Google Images, trovare una mia foto e scoprire che è stata copiata e incollata su vari forum e visualizzata da migliaia di persone. A quanto mi risulta, è più facile copiare un link piuttosto che scaricare una foto ad alta risoluzione e caricarla nuovamente da altre parti; questi sono metodi, parlando informatico, insulsi e beceri e violenti e preistorici. Siamo nel 2011, porco piffero.

Punta di Bibione Pineda.
Canon EOS 450D con Sigma 10-20mm F3.5 EX DC HSM @20mm; 1/160 sec, f/16.0; ISO 100.

Ho disegnato il watermark con GIMP perché quello di Picasa mi faceva piuttosto schifo. Preferisco aggiungerlo a mano alle foto che pubblico in rete (che comunque non sono molte) piuttosto che usare altri strumenti, mi piace scegliere dimensione e posizione.

Monferrina, Bocca di Dama

La torta monferrina bocca di dama è un dolce tradizionale piemontese, di preparazione piuttosto semplice ma mediamente lunga. Trovo ottimo il connubio di frutta secca e frutta di stagione (pesche, albicocche). Non allego la ricetta, che si può reperire facilmente in rete (il dolce è abbastanza famoso; qui quella classica). Allego piuttosto una foto del dolce intero. Non sono riuscito a fotografarne una fetta, la torta è stata fagocitata piuttosto in fretta.
Canon EOS 450D con Canon EF 50mm f/1.8 II; 1/60 sec, f/2.8; ISO 200.

La torta è sufficientemente dolce di suo, pertanto io consiglio di evitare frutta sciroppata, e invito a cucinarsela da soli. Io ho usato mezzo chilo abbondante di albicocche, che quando sono cotte hanno un gusto decisamente più asprigno. E' sufficiente lessarle in una soluzione di zucchero, acqua e vino bianco fino a quando sono morbide al tatto (dipende da quanta soluzione si usa, comunque cinque minuti dovrebbero bastare). Io ho usato mezza bottiglia di Tai Lison Pramaggiore (Cantina Colombara), pari quantità d'acqua e 100 g di zucchero. Le albicocche erano asprigne al punto giusto all'assaggio, mentre il gusto complessivo della torta forse era ancora un pò troppo tendente al dolce. Per equilibrare, la prossima volta dimezzerò le dosi di zucchero nella soluzione delle albicocche.

13 - De Barbari Investiturae

[...] si concludeva con l'Investitura, il sacro rito che chiude il Ciclo dell'Illuminazione e che porta [alla?] Conoscenza Suprema [testo cancellato]. L'Investitura del Barbaro avvenne in un vespro saturo di pioggia latente, chè il Mago e la Sacerdotessa Bianca trattenevano la furia degli Elementi, con opposti incantesimi. La Barbara, [as?]sieme al resto della Stirpe Sanguinaria, la casata del Barbaro, allestirono il Tempio per la cerimonia. Prepararono quindi gli Artefatti Sacri, necessari all'Investitura, e le Libagioni di Tributo. Il Monaco e il Pescatore, profondi conoscitori dei Riti, saggiarono e approvarono. Il Ladro, troppo sottile, e il Paladino, troppo retto, unirono le forze per controbilanciare le opposte virtù e conquistare la Tavola Celeste, tributo al nuovo Saggio della Gilda. Di tutta questa, solo il Bardo e la Sacerdotessa Rossa ivi non erano, chè la loro presenza era necessaria ad un altro Rito; l'uno per i Canti Divini, l'altra per officiare.
[? Incomprensibile] fronte alla Gloriosa Stirpe, alla Gilda e agli altri Eletti, giunse la Vestizione del Barbaro, a rappresentare simbolicamente Il Primo, il Progenitore della Stirpe, il cui nome è ancora terrore tra i Nativi Rossi e tra le bistecche alte due dita. Così [sangue copre il testo] la lettura delle Rune Arcane, pregne di terribile magia, la cui lettura mette ognuno a nudo di fronte ai peccati della propria vita; e la Seccatura della Bevanda Potente, che apre la Mente e lo Stomaco. E chi presenziava vide che il Barbaro volle di più; e dovette egli trangugiare molti MuREtAreP, la tremenda pozione che gli Immondi lo costrinsero ad [assu]mere a vita, con l'inganno.
Per ultimo dovette Egli ricostruire le Sacre Scritture, testi benedetti della Stirpe Sanguinaria, che custodiscono i segreti della vita del Progenitore. Chè la Gilda non tollerava chi non conosceva e studiava il proprio passato, e volle tentare e temprare il suo Spirito, ancora una volta. [...]
De Gildae Actibus, frammento. Traduzione ignota.


Ancora congratulazioni al Barbaro! :)

Cucina in arte povera, ma neanche tanto

Circa un mese fa ho diminuito di molto la frequenza di pubblicazione su questo blog. I motivi sono molteplici: una vacanza in montagna; un'influenza virale; e una nuova cucina. 
Qualche tempo fa, avevo realizzato un progetto con Google SketchUp, qui il post celebrativo. Dopo un'anno abbondante, ovviamente, le esigenze sono cambiate, e in un periodo di influenza e otiti (qualche mese fa, stavolta) ho rinnovato il progetto ridisegnandolo da zero, fisicamente, con pergamena e calamaio, in modo anche da giustificare quelle poche nozioni di prospettiva (metodo dei punti di fuga) e disegno inculcatemi al liceo. 
Ho fotografato il risultato finale (mi scuserete, ma non ho lo scanner) e la cucina, completata e installata qualche giorno fa dal falegname di fiducia (papone). Le distorsioni e la scarsa luce in entrambe le foto sono tutti limiti del mio discreto grandangolo. Nello stesso album, ho aggiunto qualche ingrandimento dei particolari. L'antichizzatura spinta del legno (tarlature, tagli di coltello) è voluta.

Personalmente, sono molto soddisfatto del risultato. Architetti e designer professionisti scuseranno la mia incompetenza nel disegno e nella progettazione.



Una pinta di sidro, per l'onore

Sean Bean è un attore noto a livello internazionale per aver interpretato Boromir ne La Compagnia dell'Anello e Ned Stark nella recente serie televisiva A Game of Thrones, basata sulle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di Martin. Boromir, negli ultimi attimi della sua vita, è distillato di eroismo allo stato puro; Ned Stark è forse il personaggio più carismatico, onorevole e stupido che abbia mai cavalcato una saga fantasy.


Memore dei propri alter ego, domenica sera Sean Bean ha difeso l'onore della propria donna, bersaglio di attenzioni poco raccomandabili, in un pub di Londra. Si è preso una coltellata, ha messo in fuga il nemico e ha ordinato ancora da bere.

BADASS

Fonte Daily Mail.

Dr. Stein grows funky creatures

Andi Deris ha dovuto affrontare un destino tragico: sostituire Michael Kiske alle vocals degli Helloween. Da venti anni si sbraita che Kiske era più bravo, che Deris non ci arriva, che è un povero esaltato. 
Io penso che gli Helloween di Kiske siano stati fenomenali, e che quelli di Deris siano altrettanto. A metà anni novanta, hanno accettato di sostituire la più limpida delle ugole con un timbro al semi-vetriolo (oltretutto stupenda); hanno resuscitato l'happy metal quando ormai erano dati per spacciati; soprattutto, continuano ancora oggi a fregarsene delle arpie starnazzanti e a non prendersi troppo sul serio. La rivisitazione funky di Dr. Stein del 2010 (qui l'originale metal degli Helloween con Kiske) ne è l'esempio lampante: tutti che gridano al sacrilegio, e loro che si divertono. Dr Stein grows - funny creatures... Avanti così!

Mamma, il signore mi ha rotto la Kawasaki

Di recente, nella Città Maledetta, ho assistito allo scontro titanico di due generazioni. Un ventenne orgoglioso di quattro peli di barba, capelli alla Simoncelli e pantaloni a metà natica, caduto dalla kawasaki di fronte a un passaggio pedonale e sbraitante contro un anziano signore distinto, capello argenteo, rasatura perfetta, ventiquattrore pulita e stoicismo a palate; reo, nella mente del giovanotto di primo pelo, di aver attraversato imprudentemente. Il fatto che il signore sia dallo stesso lato della strada in cui l'incidente dovrebbe aver avuto luogo mi mette in guardia sulla presunta colpevolezza; la folta criniera che si straccia le vesti e impropera all'eccesso trasforma il sospetto in certezza. Ma la mazzata finale è la telefonata del quasi imberbe (la mia persona e tante altre sane la pensano diretta ai carabinieri).

MAMMA, NON E' COLPA MIA!!!

Il distinto ha mantenuto una faccia da poker che io non riuscirò mai a sfoggiare.

L'ammiraglia di Mason Bates

Ammiro profondamente Mason Bates, per molteplici motivi: l'intelligente fusione di musica classica ed elettronica, (il tentativo di) allargamento alle grandi masse di un genere troppo snobbato, la giovane età. Composer in residence per la Chicago Symphony Orchestra (mica bagigi), ha trovato il tempo per scrivere un pezzo sinfonico per la YouTube Symphony Orchestra, Mothership, che lascia un paio di spazi per improvvisazioni dei musicisti. Come spiegato in questo walkthrough dallo stesso autore e da Tilson Thomas (mica bagigi), l'astronave (metaforicamente, l'orchestra) si avvicina all'individuo (il solista) e lo invita ad entrare (ad improvvisare). Onore a YouTube per aver attirato le simpatie di nomi estremamente interessanti (Mason Bates, Michael Tilson Thomas, Anne-Sophie Mutter), e per l'ottima campagna di "improvvisazione" lanciata sul web. Sono curioso di ascoltare i risultati; nel mentre, mi accontento della performance della London Symphony Orchestra (mica bagigi), impreziosita dall'elettronica di quel BelRagazzo® che è Bates e dalla bacchetta di quel bel simpaticone che è Tilson Thomas.

Come i treni a vapore

Da non molto, il trenino della felicità verso casa presenta (ogni tanto) le nuove carrozze: bellissime, pulite, attrezzate. Addirittura un paio di prese elettriche per ogni gruppo di quattro sedili. Per pura curiosità e diffidenza, ho provato a ricaricare il cellulare ogni volta in cui vi sono salito; per otto volte consecutive, le prese non erano alimentate. Oggi, al NONO tentativo, finalmente funzionavano.


Trenitalia sta migliorando il proprio servizio. Ma senza eccessiva fretta.

Redenzione

Stamattina è arrivata la notizia dell'arresto di Ratko Mladić. E' stato impacchettato e spedito all'Aia. Ma quale punizione si può dare a una persona del genere? Se marcisse in cella per il resto dei suoi giorni, se vivesse tre anni con ogni famiglia distrutta, se morisse cinque, dieci volte per ogni volto di Srebrenica, non restituirebbe i figli ai padri, i nonni ai nipoti, le mogli ai mariti. L'impotenza è la più terribile delle consapevolezze; le più ardenti fiamme dell'inferno mai la cancelleranno.

Il matto del barbiere

Giocai la mia prima partita a scacchi ai tempi in cui la formichina dei denti ancora nascondeva un soldo sotto al cuscino. Alla Festa dei Ragazzi, furono organizzati tornei di dama e scacchi; gli animatori, assetati di punti, iscrissero in massa tutta la contrada. Molti di noi, me compreso, avevano visto la scacchiera solo col binocolo; ci dedicarono dunque una mezzora per illustrarci il matto del barbiere, nella fioca speranza, se non di mettere in saccoccia una manciata di punti, almeno di sfoltire le file nemiche. Purtroppo, però, nessuno mi spiegò che in ogni turno si può muovere un solo pezzo, arrocchi esclusi. Alla prima partita, mi toccarono i pezzi bianchi; pensai che la fortuna mi arridesse. Con una certa eleganza (lo devo ammettere), eseguii da buon automa l'apertura che mi era stata inculcata, spinta del pedone di re, sviluppo della regina in h5, sviluppo dell'alfiere di re in c4; dopodichè, guardai soddisfatto il mio avversario, convinto di averlo messo nel sacco con il mio potente spiegamento di forze. Con una certa soddisfazione, gli lessi in faccia una incredulità disarmante (compresi in seguito che, per la sorpresa, non riuscì nemmeno a ridere).
Persi la partita.

Gorgazzo e Polcenigo

Non riesco mai ad essere completamente contento dei miei scatti; trovo sempre qualche particolare che non mi convince. La situazione non è totalmente frustrante; mi piace pensare che sia condizione necessaria per migliorare.
La zona di Polcenigo è felicemente prodiga di ottimi soggetti da fotografare; il colle di San Floriano, le Marcite, le sorgenti di Livenza e Gorgazzo, l'antico borgo stesso. Destare così tanti elementi dal sonno etereo che li avvolge, nonostante la vicina civiltà, mette soggezione; ho quindi disturbato solo gli ultimi due soggetti.
Per la sorgente del Gorgazzo ho mantenuto i colori originali, già sufficientemente carichi per propria natura. Il filtro polarizzatore ha aiutato il primo scatto; ma la luce minore mi ha costretto ad aprire al massimo il diaframma, perdendo moltissima profondità di campo. Ho quindi provato ad appoggiare la macchina su di una roccia (non ero munito di cavalletto) per chiudere al massimo e usare tempi lunghi; il risultato è il secondo scatto, più piacevole per nitidezza ed effetto vellutato dell'acqua. Purtroppo, l'appoggio di fortuna mi è costato una composizione scarsa e un intruso in basso a destra.
Il borgo senza tempo di Polcenigo mi ha chiesto una notevole desaturazione dei colori per restuire un briciolo della sua atmosfera. Anche qua, molti difetti costellano gli scatti; la pioggia impellente, latrice di impazienza, non ha aiutato. Ammetto, comunque, di essere piuttosto soddisfatto degli scuri vegliardi che chiudono il post.

From Polcenigo-Gorgazzo
Canon EOS 450D con Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS @18mm; 1/50 sec, f/3.5; ISO 400.

Canon EOS 450D con Sigma 10–20mm f/4-5.6 EX DC HSM @20mm; 2 sec, f/32; ISO 100.

Canon EOS 450D con Sigma 10–20mm f/4-5.6 EX DC HSM @10mm; 1/125 sec, f/4.0; ISO 200.

Canon EOS 450D con Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS @49mm; 1/100 sec, f/5.6; ISO 200.

Canon EOS 450D con Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS @18mm; 1/200 sec, f/4.0; ISO 200.

Canon EOS 450D con Canon EF-S 18-55mm f/3.5-5.6 IS @18mm; 1/200 sec, f/4.0; ISO 200.