Cydonian Rocks #7

Nile
Those Whom The Gods Detest (2009)
Brutal Death Metal
USA
Nuclear Blast


Sembra una barzelletta: nel genere musicale forse più estremo che mente umana abbia mai partorito, e i cui temi più leggeri sono gli aborti spontanei, la putrefazione dei cadaveri e i rapporti sessuali con zombie, il gruppo di punta diventano... i Nile. E di che mai canteranno, questi baldi giuovani? Di Egizi. Già, ogni canzone nasconde qualche riferimento a oscure leggende che conoscono sì e no in tre in tutto il mondo, e te le spiegano nelle note del booklet. Gente acculturata, o solo appassionata? Di sicuro è gente che sa il fatto suo quando imbraccia una chitarra o un basso, o si siede dietro ad una batteria, e scopre che ha una tecnica a dir poco mostruosa. E giù, a suonare a velocità che oltrepassano i limiti umani, a intrecciare melodie (melodie..?) morbose e funeste, ad alternare chitarre sanguinolente a strumenti esotici quali il Bağlama, a scrivere canzoni con nomi lunghi come la predica del papa (Yezd Desert Ghul Ritual in the Abandoned Towers of Silence) a creare atmosfere plumbee, a portare l'ascoltatore in catacombe dimenticate, a cantargli, con voce dell'aldilà, che gli dei maligni sono sempre in attesa di divorare la sua carne per l'eternità. Non amo il brutal, ma ogni nuovo album dei Nile è una delizia per il palato di ogni metallaro, che egli voglia o non voglia. Imprescindibili.

Destruction
The Curse of The Antichrist - Live In Agony (2009)
Thrash Metal
Germania
AFM Records


Bomba a mano! I Destruction, sicuramente la realtà thrash più sottovalutata della scena europea, rivalutata solo in tempi recenti, se ne escono con un doppio album live che farà la felicità di tutti i metalloni che amano la scuola classica. Nonostante l'età, l'energia che i nostri riversano nell'esecuzione dei pezzi è contagiosa. Lo dice anche il pubblico, che canta Nailed to the fuckin' cross sgolandosi. Registrato su due palchi (Wacken e Tokyo), il live presenta uno Schmier in forma smagliante (acutini niente male alternati a vocals al vetriolo); un batterista, Marc Reign, che o si fa di coca, oppure ha otto braccia; e ottimi ospiti (in The Alliance of Hellhoundz compaiono Bobby "Blitz" Ellsworth (Overkill), Peavey (Rage) e Oddleif Stensland (Communic)). C'è chi si è lamentato per la differenza di registrazione tra i due concerti; io non ho sentito alcuna differenza. Forse perché ero troppo preso a scapocciare. D'altronde, come si fa a resistere a perle quali Death Trap, Cracked Brain e la sempiterna Bestial Invasion, a mio avviso tra le cinque migliori canzoni thrash di tutta la storia metallica? Acquisto consigliatissimo: puro acciaio inossidabile.

Immortal
All Shall Fall (2009)
Black Metal
Norvegia
Nuclear Blast


Decisamente oltraggioso, il nuovo lavoro degli Immortal, il primo dopo la reunion. Non tanto per i contenuti, o per la proposta musicale; certo non possiamo aspettarci un hard rock melodico da gente che insiste a dipingersi il viso con il lucido da scarpe. E' oltraggioso perché esaspera quel "nuovo corso" che gli Immortal avevano intrapreso con At The Heart of The Winter e con Sons of Northern Darkness: Black Metal, certo. Blast Beat a nastro, sicuro. Ma anche forti influenze heavy/classic, questa volta ancora più accentuate. Non vengono raggiunti, a mio avviso, le vette musicali dei due album citati: ma ci si avvicinano alquanto, promettendo possenti scapocciate ai futuri concerti. L'album resta comunque freddo e glaciale, come sempre, grazie anche alla voce indiscutibile di Abbath, rantolo disumano che è quanto di più vicino alla grattata durante un cambio di marcia. Cacio sui maccheroni. Un viaggio imperdibile nelle desolate foreste norvegesi. Indossate il vostro mantello più pesante e ricordatevi di osannare le divinità pagane nordiche. Buon ascolto.

Megadeth
Endgame (2009)
Thrash Metal
USA

Roadrunner Records


Spesso penso, Ehi, ho proprio voglia di ascoltarmi un bell'album heavy, uno con le palle quadrate. Ecco, sempre, dopo qualche giorno, esce il nuovo album dei Megadeth. Ho quasi l'impressione che lo facciano apposta. Ma va bene così. I Megadeth del rosso Dave Mustaine sono sempre una conferma. Oddio, qualche piccola parentesi commerciale negli anni Novanta c'è stata. Ma da The System Has Failed hanno ritrovato lo smalto di un tempo, e Endgame è quanto di più bello la mente del rossocapelluto californiano abbia mai partorito da allora. E va bene così. Tecnico, roccioso, ruvido, traboccante di assoli al fulmicotone dell'ottima coppia Mustaine/Broderick (ex-Nevermore e Jag Panzer, mica bruscolini). La strumentale opener ti lascia intuire che qualcosa di minaccioso si sta avvicinando. Poi parte This Day We Fight!, e tu ringrazi mammina di averti fatto metallaro. Unica pecca, il titolo dell'album: non è satirico. Vuoi mettere con Rust in Peace, United AbomiNations o Killing is my business... and business is good? Ancora una volta: ma va bene così.

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