11 - Il Pescatore

Il Pescatore non entrò mai nella Gilda, sempre troppo lontana dal mare a lui caro. Aveva egli infatti prestato fedeltà ad una Confraternita amica; ma sovente non disdegnava di accompagnare i nostri Confratelli nelle loro imprese. Immortali sono i canti che ne celebrano la lunghe e perigliose spedizioni compiute assieme: l'Assalto alla Città Boema, oltre le Montagne di Confine; o la scoperta delle Colline Amene, al di là dell'Ultimo Fiume; e molte altre.
Grande competenza egli poteva vantare nella sua Arte. Comandava al mare, e a tutti i liquidi: con facilità riusciva a plasmare le onde, o inaridire piscine colme di birra. Tanto potere gli valse la diffidenza dei pescatori sui simili, nonchè degli osti; egli viveva quindi immerso nei Campi Gaetani, che sfamavano la città-isola di Caprula, sua patria. L'esodo volontario inasprì la verso lui diffidenza, e spinse la sua gente a ribattezzarlo il Rinnegato; tuttavia egli non dava mostra di curarsi di ciò, e coltivava apparentemente felice la terra. Ma in segreto molto se ne addolorava, chè sfrenato era il suo amore per la sua Arte Originale; e in ogni momento avrebbe voluto riabbracciare il mare.
Fu anche per questa distanza che visse a lungo nella Città Innominabile, che insozzava il Mare Nostrum al suo limite; il Ladro, l'unica sua compagnia. In questo periodo apprese la malefica Magia Tensionica; ma tanta virtù impregnava il suo animo, chè mai la impiegò per tramortire le proprie prede, che si canti di pesci, di maiali o di ancelle: e mai si è cantata probità più pura.

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