Concerto Motorhead, concerto Madonna

Pochi sanno che sarei andato più che volentieri al concerto di Madonna, giovedì 16 luglio, allo stadio Friuli di Udine. Ancora meno sanno che alla fine ho risparmiato i millemila soldini del biglietto per andare ad ascoltare qualcuno a me più congeniale: i Motorhead, venerdì 17 luglio, a Padova. O meglio, a Piazzola sul Brenta, davanti alla palladiana Villa Contarini. Certo, ascoltare i Motorhead in quella cornice è un pò come andare a cenare all'Alain Ducasse di Parigi e ordinare la pasta e fagioli.

Ma signori, CHE pasta e fagioli.

Raccolgo qualche impressione sul concerto di Madonna da una persona che ha presenziato. Ebbene, più che un concerto è stato uno spettacolo di tutto punto, con un entourage di nani e ballerine da far invidia alle feste di Villa Certosa. Mancava solo che si mettesse a piangere sangue pure lei.

Mentre il mio interlocutore mi parla entusiasta, mi sovviene alla memoria qualche ricordo del concerto dei Motorhead.

I Motorhead, pronti per le finali di Mister Universo.

Lo SnaggleTooth campeggia dovunque. Pare un raduno di una setta. Entra di tutto: zaini, bandiere. Pali di ferro. Una bambola gonfiabile. Lemmy esce sul palco alle undici, e infiamma a suo favore una folla inferocita, che bestemmia in lingue morte per il ritardo, con un Sorry for late, we are Motorhead!. Sento il volume più alto della mia vita stangarmi le orecchie; e ancora Lemmy che chiede alla bolgia sotto di lui "Non vi pare un pò basso?".

(Lemmy. Uno che beve solo Jack Daniels da vent'anni, e che va regolarmente in ospedale per farsi reintegrare i liquidi a suon di fisiologiche. Uno che vent'anni fa gli hanno diagnosticato un tumore e sei mesi di vita, che ha mandato affanculo l'oncologo e che è qua a raccontarlo. Uno che è brutto come la morte, ma che nell'ultimo mese ha visto più prugna di quanta tu ne vedrai in tutta la tua vita. Anche se sei donna.)

Ma torniamo a noi. Maree di persone fanno stage diving. Una bambola gonfiabile fa stage diving. Aiuto ad alzarsi una decina di ubriachi da terra: i primi a cadere, nella bolgia del moshing sottopalco. Uno mi scappa. La folla si accorge di lui dopo un minuto: lo portano via di peso, non lo rivedrò più. (Un mio amico commenterà: vittime del rock and roll). Rischio di prenderle da un bue muschiato di cento e passa chili, di cui un buoni cinque solo di capelli e due di birra: devo abbracciarlo per venti secondi buoni per calmarlo. Sento Mikkey Dee picchiare la batteria come se il diavolo gli stesse mordendo il culo, e Phil Campbell suonare Going To Brazil con una sigaretta che pende dalla bocca, come se avesse scherzosamente imbracciato la chitarra per gli amici, mentre sotto di lui si scatena l'inferno. Vedo e sento ancora Lemmy mentre mi raschia la pelle a vivo, con il suo basso e la sua voce al vetriolo, senza la minima pietà, dalle prime note di Iron Fist, alle ultime di Overkill.

Il mio interlocutore mi riporta alla realtà. Mi sta dicendo che Madonna ha cantato anche in playback.

Playback.

Al proprio concerto.

Motorhead a vita. Let it crush your fear.

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