Living Colour
The Chair In The Doorway (2009)
Funk Metal
USA
Megaforce Records
Che spettacolo, i Living Colour. Caso più unico che raro nel panorama rock degli anni Ottanta: un gruppo formato da musicisti di colore, con una solida preparazione sulle spalle, che si divertono a infilare contaminazioni funk&soul in un genere completamente diverso. Non nominatemi i RHCP che siamo distanti anni luce. Canzoni come Cult of Personality o Glamour Boys sono inarrivabili. Con estremo piacere ho accolto la notizia dell'uscita del nuovo album, e con piacere ancora più estremo l'ho ascoltato. Che dire? Bello. Ma và? Sì, molto bello. Ma non raggiunge il livello dei dischi degli anni d'oro. Ci sono molti spunti notevoli (la ritmata Young Boys sopra tutte) e l'intero album scorre liscio liscio. Ma c'è qualcosa che non va, e non capisci bene... Ah si, spetta... Ora ho capito: manca di incisività. Il suond, sempre di gran classe, intendiamoci, si è leggermente ammorbidito. Se per voi è un problema.. Riprendetevi in mano Vivid.
Diablo Swing Orchestra
Sing-Along Songs for the Damned & Delirious (2009)
Avant-garde Metal / Swing
Svezia
Ascendance Records
Funk Metal, Jazz Metal, Latin Metal. Se ne sono viste di tutti i colori, quando qualcuno ha pensato di imbastardare il metal con un qualsiasi altro genere. Risultati? A volte piacevoli (Cynic, Ephel Duath, Living Colour), altre volte un pò meno. Quando ho ascoltato per la prima volta i Diablo Swing Orchestra, non sapevo in che categoria rifilarli. Perché l'idea di incrociare sonorità metalliche ad altre, più leggere, estirpate dal mondo Swing / Blues, era di per sè geniale. Ma forse andava coltivata un pò meglio, se dopo un paio di ascolti entusiastici, l'album è finito nel dimenticatoio. Beh, il nuovo album riconferma in pieno la genialità della proposta, e la raffina, raggiungendo lidi che non pensavo qualcuno avrebbe mai potuto raggiungere (metal incrociato al tango, con pericolosi sfioramenti al liscio da balera) in maniera sublime. Il disco è divertente e, cosa ben più importante, non stanca, ascolto dopo ascolto. Consigliato a chi ha mente aperta: i defender dei Manowar e del truemetallo se ne tengano alla larga.
Sonata Arctica
The Days of Grays (2009)
Symphonic Power Metal
Finlandia
Nuclear Blast
Goia e dolore dei symphonic metaller di tutto il mondo, assieme agli Stratovarius. Dopo due album che sono e rimarranno pietre miliari del Power Metal (Ecliptica e Silence), così belli proprio perchè così scontati (doppia cassa, tastieroni, acuti da eunuco e melodie zuccherine), i nostri hanno evoluto il proprio sound, attraverso vari album alternativamente stroncati e omaggiati da critica e pubblico. E in sti mesi leggi le interviste riguardo il prossimo album, e li vedi convinti a non fare retromarcia, ma a continuare sulla strada dell'evoluzione. Poi un bel giorno vedi il video del nuovo singolo, e pensi che ti stiano prendendo per il culo: perché avrebbe potuto benissimo comparire su Silence. Ditemi che differenza passa tra Flag in The ground (ecco il video) e cavalli di battaglia come San Sebastian. Infine ascolti l'album: niente da fare. Era un'eccezione. I Sonata Arctica propongono un Power maturo, personale (qualche eco sinfonico alla Nightwish, magari), ascoltabilissimo e apprezzabile: ma non certo spensierato come il singolo. Viene da domandarsi perché lo abbiano scelto come tale...
At Vance
Ride The Sky (2009)
Power Metal
Germania
AFM Records
Davvero degni di nota, gli At Vance, per vari motivi. Per le interessanti rielaborazioni di classica che ci rifilano ad ogni album (Vivaldi, Beethoven), ma anche per i singer di tutto rispetto che vi hanno militato: Oliver Hartmann, ugola d'oro che vanta collaborazioni con Avantasia, TOTO, Helloween e molti altri, e Mats Leven, altro genio del microfono con un curriculum chilometrico (Therion e Malmsteen in primis). Dal cappello a cilindro ecco che ora viene estratto Rick Altzi, semisconosciuto, ma perfettamente in grado di tenere testa ai suoi predecessori. La proposta attuale degli At Vance presenta un rafforzamento del sound neoclassico della band, ma non per questo si discosta dai canoni del genere. Album fresco e piacevole, una conferma per una delle poche band power che ancora riescono a destreggiarsi con personalità e naturalezza in un ambiente ormai ultrasaturo e scontato da decenni. Di un livello superiore alla media, senza dubbio alcuno.
The Chair In The Doorway (2009)
Funk Metal
USA
Megaforce Records
Che spettacolo, i Living Colour. Caso più unico che raro nel panorama rock degli anni Ottanta: un gruppo formato da musicisti di colore, con una solida preparazione sulle spalle, che si divertono a infilare contaminazioni funk&soul in un genere completamente diverso. Non nominatemi i RHCP che siamo distanti anni luce. Canzoni come Cult of Personality o Glamour Boys sono inarrivabili. Con estremo piacere ho accolto la notizia dell'uscita del nuovo album, e con piacere ancora più estremo l'ho ascoltato. Che dire? Bello. Ma và? Sì, molto bello. Ma non raggiunge il livello dei dischi degli anni d'oro. Ci sono molti spunti notevoli (la ritmata Young Boys sopra tutte) e l'intero album scorre liscio liscio. Ma c'è qualcosa che non va, e non capisci bene... Ah si, spetta... Ora ho capito: manca di incisività. Il suond, sempre di gran classe, intendiamoci, si è leggermente ammorbidito. Se per voi è un problema.. Riprendetevi in mano Vivid.
Diablo Swing Orchestra
Sing-Along Songs for the Damned & Delirious (2009)
Avant-garde Metal / Swing
Svezia
Ascendance Records
Funk Metal, Jazz Metal, Latin Metal. Se ne sono viste di tutti i colori, quando qualcuno ha pensato di imbastardare il metal con un qualsiasi altro genere. Risultati? A volte piacevoli (Cynic, Ephel Duath, Living Colour), altre volte un pò meno. Quando ho ascoltato per la prima volta i Diablo Swing Orchestra, non sapevo in che categoria rifilarli. Perché l'idea di incrociare sonorità metalliche ad altre, più leggere, estirpate dal mondo Swing / Blues, era di per sè geniale. Ma forse andava coltivata un pò meglio, se dopo un paio di ascolti entusiastici, l'album è finito nel dimenticatoio. Beh, il nuovo album riconferma in pieno la genialità della proposta, e la raffina, raggiungendo lidi che non pensavo qualcuno avrebbe mai potuto raggiungere (metal incrociato al tango, con pericolosi sfioramenti al liscio da balera) in maniera sublime. Il disco è divertente e, cosa ben più importante, non stanca, ascolto dopo ascolto. Consigliato a chi ha mente aperta: i defender dei Manowar e del truemetallo se ne tengano alla larga.
Sonata Arctica
The Days of Grays (2009)
Symphonic Power Metal
Finlandia
Nuclear Blast
Goia e dolore dei symphonic metaller di tutto il mondo, assieme agli Stratovarius. Dopo due album che sono e rimarranno pietre miliari del Power Metal (Ecliptica e Silence), così belli proprio perchè così scontati (doppia cassa, tastieroni, acuti da eunuco e melodie zuccherine), i nostri hanno evoluto il proprio sound, attraverso vari album alternativamente stroncati e omaggiati da critica e pubblico. E in sti mesi leggi le interviste riguardo il prossimo album, e li vedi convinti a non fare retromarcia, ma a continuare sulla strada dell'evoluzione. Poi un bel giorno vedi il video del nuovo singolo, e pensi che ti stiano prendendo per il culo: perché avrebbe potuto benissimo comparire su Silence. Ditemi che differenza passa tra Flag in The ground (ecco il video) e cavalli di battaglia come San Sebastian. Infine ascolti l'album: niente da fare. Era un'eccezione. I Sonata Arctica propongono un Power maturo, personale (qualche eco sinfonico alla Nightwish, magari), ascoltabilissimo e apprezzabile: ma non certo spensierato come il singolo. Viene da domandarsi perché lo abbiano scelto come tale...
At Vance
Ride The Sky (2009)
Power Metal
Germania
AFM Records
Davvero degni di nota, gli At Vance, per vari motivi. Per le interessanti rielaborazioni di classica che ci rifilano ad ogni album (Vivaldi, Beethoven), ma anche per i singer di tutto rispetto che vi hanno militato: Oliver Hartmann, ugola d'oro che vanta collaborazioni con Avantasia, TOTO, Helloween e molti altri, e Mats Leven, altro genio del microfono con un curriculum chilometrico (Therion e Malmsteen in primis). Dal cappello a cilindro ecco che ora viene estratto Rick Altzi, semisconosciuto, ma perfettamente in grado di tenere testa ai suoi predecessori. La proposta attuale degli At Vance presenta un rafforzamento del sound neoclassico della band, ma non per questo si discosta dai canoni del genere. Album fresco e piacevole, una conferma per una delle poche band power che ancora riescono a destreggiarsi con personalità e naturalezza in un ambiente ormai ultrasaturo e scontato da decenni. Di un livello superiore alla media, senza dubbio alcuno.
2 commenti:
Grandi i Living Colour, avevo sentito di questo loro ritorno. Niente degno di Cult Of Personlaity, ma almeno questa è musica.
Il singolo dei Sonata Arctica? Forse il più commerciale?
Già! Per quanto possa essere commerciale il power... anche se in Scandinavia non hanno di questi problemi, effettivamente.
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