Ieri ho colto i miei gatti nella millenaria fatica felina di non far nulla. Ringraziando il cielo, con la reflex in mano. Come si fa a non apprezzare la nobiltà senza tempo delle movenze di un gatto? Mi sovvengono alla memoria queste eloquenti parole di Howard Phillips Lovecraft.
Si dice che a Ulthar, oltre il fiume Skai, non si possono uccidere i gatti, e mentre guardo la bestiola accoccolata a far le fusa davanti al caminetto, non ho nessun motivo per dubitarne. Enigmatico, il gatto è affine a quelle strane cose che l'uomo non può vedere. È lo spirito dell'antico Egitto, depositario dei racconti a noi giunti dalle città dimenticate delle terre di Meroe e Ophir. È parente dei signori della giungla, erede dell'Africa oscura e feroce. La Sfinge è sua cugina, e lui parla la sua lingua; ma il gatto è più vecchio della Sfinge, e ricorda ciò che lei ha dimenticato.
3 commenti:
Maooooooo! Un pò di tempo fa di dibatteva, con una benemerita idiota che vive in questa casa, se fossero più intelligenti i gatti dei cani....io ho avuto sia uno che l'altro e nonostante adori i mici, li ho sempre considerati degli approfittatori bastardi!
Beh, non li biasimo certo per la vita da approfittatori che fanno... Mangiare, dormire, scopare. Mica scemi. Continuo con le citazioni (Rousseau/Boswell):
Rousseau: «[...]Agli uomini non piacciono i gatti perché il gatto è libero e non si adatterà mai a essere schiavo. Non fa nulla su vostro ordine, come fanno altri animali».
Boswell: «Nemmeno una gallina, obbedisce agli ordini».
Rousseau: «Vi obbedirebbe, se sapeste farvi capire da essa. Un gatto vi capisce benissimo, ma non vi obbedisce».
Certo certo, anzi, la mia è tutta invidia!!!
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