Voi non fate lo spelling

Voi non fate lo spelling, voi compitate, cazzo, COMPITATE, è davvero difficile usare il termine italiano, cosa vuol dire fare lo spelling, verbo banale che sorregge un verbo straniero sostantivato, poche cose fanno più schifo, ha pure un suono orripilante, abbiamo una lingua che è un patrimonio, teniamola viva, per dio.

E, no, sillabare non va bene, sillabare è un'altra cosa, C-O-M-P-I-T-A-R-E e SIL-LA-BA-RE, termini diversi, azioni diverse, ci si può arrivare, prendetevi tutto il tempo.

Ekkekkazo, se nn ce lo skrivevo cuà io, nn c arivavi mika tu.

Lui l'ha presa anche troppo bene.

Letture anticristiane

Il titolo é volutamente fuorviante; niente Lavey, Nietzsche o pe(n)sante metallo, e nessuna circoscrizione al cristianesimo.
Ho concluso da poco un tre libri molto distanti tra loro per serietà, struttura e contenuti, ma riconducibili allo stesso filo conduttore: il rapporto tra Dio e l'uomo. Tre letture che consiglio.

Shalom Auslander é uno scrittore americano ateo, di discendenza ebraica. L'ho scoperto qualche anno fa con Il Lamento del Prepuzio, libro-diario che ho letteralmente divorato. Dissacrante, divertente, nichilista: immaginatevi Groucho Marx che se la prende con gli ebrei ortodossi. La curiosità era dunque forte per A Dio spiacendo (Beware of God: Stories), pubblicato il mese scorso da Guanda. Una collezione di racconti deliziosamente blasfemi, una nuova carrellata di risate per seppellire una tradizione, quella ebrea ortodossa, tra le più bigotte. Qualche esempio: un Dio stressato, costretto a tenere aggiornato per l'eternità il conteggio dei morti, che si incazza quando qualcuno sfugge ad un incidente stradale, e scende dal cielo per stenderlo col fucile. O rabbini demiurghi, fabbricatori di golem, che giungeranno a sparire dalla vita dei golem stessi perché troppo stressanti: acuta allegoria del rapporto col divino. Un'irriverenza intelligente che offre vari spunti di riflessione: da leggere a più livelli.

Josè Saramago, il mio romanziere preferito, Nobel per la letteratura nel 1998. Il 21 aprile é uscito Caino (Feltrinelli editore), in cui lo scrittore, ateo anch'esso, affronta nuovamente temi religiosi dopo Il Vangelo secondo Gesù Cristo (O Evangelho segundo Jesus Cristo) datato 1992. Quest'ultimo era una rivisitazione del nuovo testamento, in cui Cristo era dipinto come un uomo "reale", strumento nelle mani di un Dio del quale non riesce a comprendere i piani, e quindi pieno di rabbia, paura e, ciò nonostante, amore. Caino, simmetricamente, rielabora il vecchio testamento; il pastore uccide il fratello come reazione ad un capriccio di un dio imperfetto, suscettibile, limitato nelle scelte e nelle azioni. Come punizione è costretto a vagare, primordiale Ulisse, tra le pagine della Bibbia, e a raccontarne gli episodi più imbarazzanti e contradditori. Un continuo dileggio e litigio con la divinità, affrontato con tagliente ironia, e chiuso da una bellissima invenzione finale. Saramago, a 87 anni suonati, si conferma una delle menti più lucide e fervide del momento.

Dario Fo: altra mente vulcanica. In libreria trovate La bibbia dei villani, edizioni Guanda, arricchito da disegni originali dell'autore stesso. Non si sente parlare spesso di Fo, ma questo non vuol dire che il premio Nobel se ne stia con le mani in mano. L'ultima fatica è il frutto di minuziosi scavi nelle tradizioni popolari di casa nostra, che nel corso dei secoli hanno distorto i racconti biblici riadattandoli a contesti maggiormente, per l'appunto, "villani". Come risultato, Fo reinventa Dio e altri personaggi biblici rendendoli decisamente più umani, più sofferti, e anche più divertenti. I testi sono in commistioni di dialetti nordici, o di dialetti meridionali, o in dialetti arcaici. In più punti fa capolino il grammelot che gli è valso un Nobel ("seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi"). Qui l'incipit del libro.

Portosummaga in serie B

Non ho volutamente accennato all'argomento nelle scorse settimane, per evitare future prese in giro. Ora posso gridare ai quattro venti quanto solo sperato fino a qualche mese fa: il Porto è in serie B! E ci va da gran signore, in quanto vincitore del campionato di prima divisione (girone B). 
Come nella migliore tradizione epica, più è travagliato il percorso, più succosa è la meta. Una vittoria strappata in trasferta al Verona - capolista fino a due settimane fa -, di fronte a 25mila tifosi gialloblu (e 1300 mitici granata!) e con il fiato del Pescara sul collo genera una certa soddisfazione. 
Complimenti al tecnico Calori, ora già nelle mire dell'Udinese, e alla squadra, sia agli otto (otto!!) esordienti di categoria, che alle vecchie glorie (Cunico e Mattielig sono nel Porto dalla D). Ora godiamoci l'ebbrezza del momento e la finale di Coppa Italia Lega Pro con l'agguerritissimo Novara, il 16 e il 20 maggio). 


Resta da capire dove si disputeranno le partite in casa (Treviso? Bibione? Magari Portogruaro..?).

PS. A suo tempo, avevo scommesso con qualcuno la possibilità di assistere ad ipotetiche sfide Portosummaga-Triestina. La grossa incognita era la promozione del Porto. Ora è la permanenza in B della Triestina, in caduta libera da qualche mese a sta parte, che proprio domenica ha cominciato a respirare di nuovo. La davo per spacciata, ora ha qualche possibilità di giocarsela. Sarebbe un vero peccato, se dovesse retrocedere proprio ora... Muahuah!

La torre di legno

[...] And Jesus was a sailor
When he walked upon the water
And he spent a long time watching
From his lonely wooden tower
* [...]

Una delle più belle metafore mai partorite da un cantautore. Semplicemente.