Iphone petomane

Geniale. Non c'è altro da dire. Pull My Finger, prodotto da Air-O-Matic e acquistabile per soli 99 miseri centesimi, permette al proprio Iphone di scoreggiare come un ossesso. E basta.


La genialità si coglie immediatamente dal nome dell'applicazione stessa. E poi, ragazzi... L'hanno pensata proprio bene. 18 tonalità diverse, vibrazione incorporata, possibilità di prolungare il peto quanto si vuole. Che classe. Ci credo, che ha raggiunto la Top50 delle applicazioni più vendute...

Fortuna che non ho preso l'Iphone... Altrimenti ci passerei le giornate.

Vin Brulet

Martedì sera sono rimasto a dormire in Terra Straniera per evitare eventuali ritardi del treno alla mattina (il giorno seguente avevo la prova pratica dell'esame di stato alle 9.00. PS: sono INGEGNERE! Bevete alla mia salute). Per ingannare l'attesa e per stemperare la (mia) tensione, io e il buon glayer ci siamo riscaldati con un buon bicchierozzo di vin brulet. E chissenefrega se ce lo siamo tracannati nel bicchiere della Coca Cola


Per fare il verso alle ricette di Giorgio, ecco che stasera propongo la preparazione classica del vin brulet. Non sarà una ricetta puramente veneta... Ma posso garantire che, almeno dalle mie parti, viene consumato in quantità industriali per tutto l'inverno. Niente che richieda grosse abilità in cucina, comunque.
Fondamentale il vino. Deve essere rosso (ma và? ASD) e robusto. Più è corposo il rosso, meglio è. Noi siamo andati sul sicuro con un'ottima bottiglia di merlot.
Per ogni n litri di vino, avete bisogno di n arance, n limoni, 100n grammi di zucchero, 4n chiodi di garofano e 2n stecche di cannella. Tutta robetta recuperabile al supermercato. 
Grattuggiate la scorza dell'arancia (supponiamo n=1 per semplicità) e del limone. Non andate ad intaccare il "bianco" del frutto. Potete tranquillamente spellare le scorze in pezzi più grandicelli se non le volete grattuggiare, tanto dovrete comunque filtrare il tutto.


Versate il vino in una pentola NON aderente, aggiungete lo zucchero, la cannella, i chiodi di garofano e le scorze. Miscelate il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo (o quasi :-) ). Portate ad ebollizione il tutto a fuoco vivo (Occhio a non esagerare però, o rischiate di bruciare il composto sui bordi della pentola... Provato) e lasciatelo bollire per due tre minuti. 
A questo punto, l'unico passo impegnativo: con un cerino, un accendino, o qualsiasi oggetto in combustione (noi ci siamo arrangiati con un fazzoletto di carta...) bruciate i vapori dell'alcol. Fondamentale non saltare questo passo... Sorvoliamo sullo spreco.

Non sono riuscito a beccare il momento giusto della bruciatura...

Bene! Lasciate riposare il tutto per un minutino, filtrate i "tochi grosi" e servite/consumate il prima possibile. Più caldo è il vin brulet, più ve lo godete.

Prosit!

Ci pensa Maroni, IP unico per tutti

Premio Mongolino d'oro del mese, se lo merita il nostro Ministro dell'Interno Roberto Maroni. Il quale, dall'alto della sua competenza informatica, si è svegliato uno di questi giorni con un'illuminazione fulminante: per combattere il terrorismo tecnologico, ci vuole il numero ("numero"?!?) IP UNICO per ogni utente. 
Certo come no. Io mi domando: come ho fatto a non pensarci prima.
Questa perla raggiunge e annienta quella che Berlusconi ci aveva propinato poco tempo fa ("Internet va regolamentata", talmente ingenua e vuota da apparirmi degna di pietà). Questa mi ha lasciato a bocca aperta. Nella sua stupidità, è terribilmente bella.
Non ho capito, prima di tutto, come un IP possa venire associato ad un utente. Se lo porta in giro? Mica è un cane. Ma evitiamo di sparare sulla croce rossa e proviamo a capire cosa vuole il nostro eroe. Presumo, e non sono l'unico, che "IP unico" stia per IP statico e pubblico per ogni nodo con connettività Internet. Bene! Andiamo sempre meglio. 
Chi lo spiega al nostro amato ministro che gli indirizzi ipv4, quelli a 32 bit utilizzati a tutt'oggi, non sono sufficienti per tutti i calcolatori esistenti al mondo che possono accedere a Internet? E i moduli NAT/NAPT, che oggigiorno permettono l'accesso alla Rete con IP privati (grosso modo, evitiamo discussioni troppo tecniche), dove li mettiamo? Avrei una risposta, ma il decoro mi blocca. E il DCHP? Via anche quello. Non serve più se usiamo IP statici... 

Il ministro Roberto Maroni.

Quello che mi inquieta forte è quanto ha dichiarato in seguito lo stesso Maroni: "stiamo lavorando con i gestori per la realizzazione del numero IP unico per ogni utente della rete". OH My God! Ma gli ISP (presumo che Maroni intenda loro, con "gestori della rete"...) si vogliono suicidare? Se loro dicono che "IP statico" deve essere, io sono Maga Magò. Fastweb, poi, basato completamente su NAT... Me li vedo, che buttano alle ortiche tutta la loro infrastruttura. Senza contare, poi, che è già possibile al giorno d'oggi rintracciare un utente, anche senza IP univoco. Altrimenti, i pedofili non avrebbero preoccupazioni.
Comunque è molto interessante come la politica italiana abbia una paura matta delle tecnologie informatiche... Ma si sa, si ha paura di ciò che non si conosce (o che non si può comprendere). 
Sinceramente, anche se so che chi propone soluzioni di questo tipo è un incompetente nato, io mi sento osservato lo stesso. Cosa succederà quando andrà al potere qualcuno con una briciola di preparazione, e le stesse idee malsane? Spero proprio che la padronanza in campo informatico porti anche un minimo di buonsenso.

Scorpions e la censura

A quanto pare, Berlusconi ("Internet va regolamentata") non è l'unico ad avere poco chiaro come funziona e come è strutturata la rete. In questi giorni è stata censurata la pagina della wikipedia inglese dedicata agli Scorpions
A quanto pare, infatti, l'IWF (Internet Watch Fundation) ha messo in dubbio la legalità della cover di Virgin Killer, quarto studio album dei nostri, in quanto potrebbe istigare alla pedopornografia. Allego l'immagine.


Effettivamente, l'immagine è decisamente forte. Non discuto di questo: anche a suo tempo, gli Scorpions, da sempre provocanti e irriverenti, sono stati costretti a ristampare il disco con una copertina alternativa. (orrenda). Ma ragazzi... Mi aspettavo di più da una società che di Internet e legalità dovrebbe saperne qualcosa. 
La copertina è del 1976. 1976! Questo album ha 32 anni. Gli Scorpions sono stati la più grande realtà hard&heavy di tutta l'Europa (hard&heavy, non heavy metal come ha sottolineato l'ignorantissima stampa italiana). Hanno venduto più di 75 milioni di dischi e ne saranno stati scaricati illegalmente altrettanti, se non di più. E le cover dei loro album sono conosciute (anche se per la loro irriverenza) al pari dei loro più grandi successi (chi pensa di non aver mai sentito una canzone degli Scorpions, si rinfreschi la memoria con un paio di video, Rock You Like A Hurricane e Wind of Change vanno più che bene). 
E dopo 32 anni ci accorgiamo che la cover di uno dei loro album più famosi è illegale?!? Mah, sono scettico... Soprattutto se penso che questa copertina comparirà in qualsiasi enciclopedia del rock. E poi, basta fare un esperimento. Cercate su Google Images "Scorpions - Virgin Killer". Beh dai, per fortuna la quinta immagine è censurata... E LE ALTRE? 
Non confondetemi con i rifiuti umani che la pedopornografia la stimolano e la incoraggiano... Semplicemente, sono fermamente convinto che questa vada combattuta con altri mezzi. Censurare gli Scorpions è ridicolo.

Un tè da pazzi

«[...] "C'erano una volta tre sorelline", cominciò il Ghiro in tutta fretta "che si chiamavano Elsi, Tilli e Luisa e vivevano in fondo a un pozzo...". 
"E che cosa mangiavano?" domandò Alice, la quale era sempre molto interessata a questo problema.
"Mangiavano melassa" rispose il Ghiro, dopo aver esitato un po'.
"Ma non potevano!" esclamò pronta Alice, sforzandosi però d'essere gentile. "Si sarebbero ammalate". 
"Infatti lo erano" disse il Ghiro. "Erano MOLTO ammalate".
Alice provò allora a immaginare come le tre sorelline potessero vivere in un modo tanto insolito. Però non riusciva a immaginarselo e finì per confondersi. Alla fine dovette domandare di nuovo:
"Ma perché abitavano in fondo a un pozzo?"
"Prendi un altro po' di tè" disse ad Alice la Lepre Marzolina, con un tono molto premuroso.
"Non ne ho ancora avuto" rispose lei offesa. "Perciò non posso prenderne un altro pò".
"Vorrai dire che non puoi prenderne DI MENO" disse il Cappellaio. "Ma prenderne PIU' di niente è molto facile".
"Nessuno ha chiesto la TUA opinione" rispose Alice.
"Chi è adesso che fa appunti alle persone?" disse il Cappellaio, con aria di trionfo.
Alice non seppe come rispondere e pensò che avrebbe fatto meglio a versarsi del tè e a prendere un po' di pane e burro. Poi si rivolse al Ghiro e ripeté la sua domanda:
"Perché abitavano in fondo a un pozzo?"
Prima di rispondere, il Ghiro lasciò passare ancora qualche secondo per pensarci su, poi disse:
"Era un pozzo di melassa".
"Ma se non ne esistono!" osservò Alice arrabbiata.
Allora il Cappellaio e la Lepre le fecero "Ssst! Ssst!" e il Ghiro disse con aria seccata: "Se non sai essere civile sarà meglio che la storia te la finisci da sola!" "No, ti prego, continua" disse Alice. "Non voglio più interromperti. Ammettiamo che ne esista UNO".
"Altro che uno!" esclamò il Ghiro indignato. Poi continuò: "Queste tre sorelline... impararono a tirar fuori..."
"Che cosa?" disse Alice, che aveva già dimenticato la promessa.
"La melassa" disse il Ghiro. E questa volta non ebbe esitazioni.


[...] Alice non desiderava offendere di nuovo il Ghiro e perciò riprese molto cautamente: "Non ho capito bene. Da dove tiravano fuori la melassa?" 
"Se da un pozzo d'acqua si tira fuori l'acqua", disse il Cappellaio "è chiaro che da un pozzo di melassa si tira fuori la melassa - eh, stupida?"
"Ma erano DENTRO al pozzo!" disse Alice rivolta al Ghiro e facendo finta di non aver udito l'insulto del Cappellaio.
"Certo che c'erano, e ci stavano bene" disse il Ghiro.
Questa risposta confuse tanto la povera Alice, che lasciò il Ghiro continuare il suo racconto senza altre interruzioni da parte sua.
"Imparavano a tirar fuori", continuò il Ghiro, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, perché aveva molto sonno, "e tiravano fuori cose d'ogni genere... tutte cose che cominciano per M..." "Perché quelle che cominciano per M...?" domandò Alice.
"E perché no?" disse la Lepre.

Alice restò zitta. [...]»

da Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (1865), cap. 7, L. Carroll.

Filtrini alla Fiera di Sant'Andrea

Sabato sono andato a prendere una scarica di pioggia e di freddo alla Fiera di Sant'Andrea di Portogruaro. Conseguenza, sono stato male per tutta la domenica e per parte della giornata odierna. Certo, certo, quella dozzina di bicchieri di vino alla sera non hanno aiutato... Ma stiamo divagando.
Tanta pioggia tanto freddo, equivalgono a poca gente che rompe le balle mentre scatti foto. Ho quindi avuto modo di provare con calma i filtri che mi sono da poco arrivati a casuccia. Nella zona mulini mi sono dilettato, in particolare, con il filtro ND. Ecco il risultato.


Non è la foto più bella del mondo, ma sono contento per il semplice motivo che l'ho scattata io... :-) Come primo tentativo son soddisfatto.